Regia di Bruno Corbucci vedi scheda film
Insieme ai film interpretati dalla coppia Spencer-Hill, quelli che vedono protagonista il maresciallo di pubblica sicurezza Nico Giraldi, devono essere i più replicati in televisione. Con l'arrivo del digitale terrestre poi, rischiamo di sorbirceli mattina e sera per svariati giorni di fila. DELITTO A PORTA ROMANA, si inserisce in quel filone di grande successo iniziato verso la metà dei 70' con i vari SQUADRA ANTI... E DELITTO AL..., tutti rigorosamente diretti da Bruno Corbucci, fratello meno dotato di Sergio, e interpretati dal talentuoso (quando voleva) Tomas Milian, in coppia con l'immancabile Bombolo. Titoli questi, che probabilmente volevano parodiare quei violenti e trucidi poliziotteschi (già a modo loro involontariamente parodistici) molto in auge in Italia in quegli anni, spesso e volentieri interpretati dallo stesso Milian. Questo episodio, vede i due in trasferta nella capitale italiana dell'economia e del "vada via i ciap". La vicenda altro non è' che un pretesto per un confronto fra i coatti e caciottari romani e "l'efficenza" tutta milanese rappresentata da un commissario di polizia inquadrato e tutto d'un pezzo. La comicità di stampo milanese e' invece affidata alla simpatia dell'ex-gufo Lino Patruno (che vero milanese non è). Purtroppo all'orizzonte non si vede assolutamente nulla di nuovo. Milian sbraita di continuo frasi e parolacce in romanesco, con battute trite e ritrite e doppi sensi senza un briciolo di originalità': "come te chiami?", rivolgendosi a una domestica di colore, "Bianca", "e tuo padre?", "Candido", "e fate il lavoro nero?". All'interno di un locale di spogliarello, il nostro maresciallo interroga (spupazzandosela) la spogliarellista Marina Lotar. Al che sopraggiunge la moglie Angela (Olimpia Di Nardo) che da della "brava ragazza" alla ex-signora Frajese. La pornodiva replica "sono un'artista io", la Di Nardo controribatte inequivocabilmente: "se, artista del c...". Questa volta Nico Giraldi mette da parte la solita tuta da meccanico per indossare un impermeabile in stile Marlowe e si lancia con un paio di pattini a rotelle all'inseguimento (improbabile? spettacolare? boh) dell'auto dell'assassino in pieno centro di Milano. Il Serpico de noialtri si improvvisa anche giocatore di hockey su ghiaccio per strappare la confessione a un potenziale testimone. Ma in mezzo a tanta ovvietà', Corbucci riesce a inserirvi una curiosa e divertente sottotrama. infatti Venticello (Bombolo), accusato ingiustamente di omicidio, viene internato a San Vittore. Qui ha la fortuna (si fa per dire) di entrare nelle grazie di Bartolo detto "il monzese", un energumeno con tre ergastoli da scontare, interpretato dal bravissimo Elio Crovetto. Bartolo ha intenzioni serissime con Venticello e progetta programmi a lungo termine con lui, esprimendosi in un delicato ed effemminato dialetto milanese: "sai cosa facciamo? Ci facciamo trasferire al carcere di Porto Azzuro e ci facciamo fare una bella cella matrimoniale vista mare", "così' dopo 25 anni ce paghiamo er mutuo e la cella diventa tutta nostra?" replica Venticello. Bartolo alterna comportamenti in stile romanzetto Armony, ad autentiche scrollate di bavero accompagnate da minacce sanguigne, quando percepisce che Venticello non apprezza molto le relazioni non convenzionali: "allora, sem d'acord, o ti faccio la festa o ti stacco la testa". Venticello arriva addirittura a rivalutare la possibilità di un'unione con Bartolo, quando Giraldi vuole farlo evadere e usarlo come esca per arrestare il vero assassino: "a queste condizioni preferisco rimanere dentro e mettere su famiglia co Bartolo il monzese. E' un bravo ragazzo e un buon lavoratore". La risposta di Giraldi non si fa attendere: il solito sonoro schiaffone. Una delle coppie LGTB più improbabili e fuori dagli schemi viste al cinema, quella formata da Bombolo e Crovetto. Sembra quasi una costante in questi film per Corbucci, diciamo "sfottere" gli omosessuali, ma dimostra anche di avere l'occhio lungo. Infatti nel locale di streep-tease prima citato, il proprietario (il corpulento Franco Diogene) minaccia una giovane spogliarellista transessuale di dimezzargli la paga se non si tira via il reggiseno: "ho ancora poco seno. Sto prendendo gli ormoni e sono sotto le armi". Siamo pur sempre nel 1980. Ma tolti questi spiritosi siparietti, della pellicola non rimane veramente niente, giusto qualche risata (le più molto forzate) adatte per un pubblico di bocca buona che si accontenta. Nel cast figura anche Nerina Montagnani, anziana caratterista estremamente popolare in quel periodo, per via di una lunga serie di spot pubblicitari interpretati insieme a Nino Manfredi per una nota marca di caffe'. Divenne talmente famosa, quasi da oscurare uno degli attori simbolo della nostra cinematografia.
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