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Dai, Johnny, dai!

Regia di Paul Landres vedi scheda film

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La recensione su Dai, Johnny, dai!

di mm40
2 stelle

Un aspirante cantante rock, orfano e in miseria, vuole sfondare a tutti i costi. Il suo nome d’arte è Johnny Melody e il talento non gli manca, tanto che l’occasione giusta presto arriva. Ma un contrattempo… telefonico rischia di mandarla a monte.

Ciò che maggiormente colpisce oggi di una pellicola simile è l’ingenuità che ne sta alla base: Dai, Johnny, dai! (ovverosia Go, Johnny, go!, titolo del più grande successo di Chuck Berry) è un filmetto inconsistente nella trama, miserrimo nella messa in scena e dai toni falsamente giovanili, un evidente prodotto confezionato dalla generazione degli ‘adulti’ a uso e consumo dei ‘giovani’ dell’epoca. Per capirci: i nostri musicarelli, del tutto affini come impostazione di partenza (canzoni in voga al momento puntellano una storia a lieto fine con sottotrama rosa annessa), risultano quasi sempre più compiuti di questa opera striminzita e assemblata caoticamente, senza troppe idee. Ma sarebbero arrivati più tardi: nel 1959 ancora ai distributori italiani conveniva importare le pellicole musicali statunitensi, per fare breccia nel pubblico più giovane. In questo caso – ed ecco la particolarità assoluta di Dai, Johnny, dai! – la Era Cinematografica decide poi di inserire due sequenze cantate girate ad hoc con protagonista Adriano Celentano, astro nascente del rock and roll nostrano, in testa e in coda al film; il futuro Molleggiato introduce la visione e la chiude con un paio di battute risibili e altrettanti brani eseguiti con la band. Interessante lo scambio nel finale fra una comparsa che interpreta un produttore discografico americano e Celentano stesso: “Do you like?” (riferito alla pellicola appena conclusasi); “Do you like”, risponde il Nostro e, voltandosi a favore di camera, spiega: “Mi ha chiesto se mi è piaciuto”. Dopodichè il produttore, come niente fosse, lo esorta a tornare sul palco con un italianissimo “Al lavoro!”. Ingenuità, si diceva, è la parola d’ordine di questo lavoro, diretto con savoir faire da Paul Landres (già piuttosto attivo nella tv americana) e scritto da Gary Alexander; fra i protagonisti si possono citare il dj Alan Freed, i cantanti Jimmy Clanton e Sandy Stewart e le vere e proprie star Eddie Cochran, Ritchie Valens e ovviamente Chuck Berry. 2,5/10.

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