Regia di Dee McLachlan vedi scheda film
Horror australiano realizzato come "omnibus della paura": casa (in realtà in origine luogo deputato all'attività ostetrica) infestata, possessioni, demoni -in forma umana- che reclamano sacrifici di bambini. Sul tutto (pre)domina il tema "matriarcale" con (futura) madre in apprensione, diffuso dal successo di Babadook (e suoi derivati).
Il detective Eric (Blake Northfield) si trasferisce assieme alla moglie incinta in una nuova spaziosa dimora -originariamente adibita come "casa di maternità"- all'oscuro di quanto accaduto in passato tra quelle mura. Dopo alcuni giorni, Katrina (Kendal Rae) si convince che Scarlet (nome attribuito alla bambina che deve nascere) sia la causa di manifestazioni soprannaturali, in particolare voci e ombre umane inquietanti, vivacizzate dalla presenza spettrale di Ada Horrace (Veronica Sywak), una levatrice che in passato sembra essersi macchiata di quattro infanticidi compiuti in quel luogo, prima di suicidarsi. Katrina, non creduta dal marito -né dal reverendo Joe (Helmut Bakaitis)- ricorre all'aiuto di Dee (Lisa Chappell) una demonologa malvista dagli ambienti ecclesiastici per un trascorso da satanista. È in questo contesto che emerge il nome di Baal (Goran D. Kleut), malvagia entità infernale idolatrata in Mesopotamia in tempi antichi, nonché omaggiata con sacrifici umani, vittime bambini appena nati.
Horror australiano a tema "demoniaco", diretto da Dee McLachlan che dimostra qui di avere riposto particolare cura alla confezione. Il contenuto, infatti, non si discosta molto da altri film del genere, finendo anzi per sommare più tematiche tipiche del filone: la donna preoccupata per la prole, che arriva direttamente da Babadook e derivati; la presenza di non meglio definite entità ombra e il classico registro tra follia e irrazionale cui è sottoposta la (brava) protagonista, scambiata per pazza anche dai sui cari (un leit motiv dell'horror); la carismatica (e a tratti disturbante) figura umanizzata di Baal (interpretato dallo scheletrico -e assai dark- Goran D. Kleut) ricorda invece la raggelante silhouette del reverendo Kane (Nathan Davis) di Poltergeist, anche per via di un look, ovviamente, a tinte nere e con cappello; e da Poltergeist arriva anche il concetto del bambino (qui ancora in pancia) reclamato da una entità malvagia.
Però l'insieme funziona, McLachlan riesce a collegare le varie suggestioni in maniera armonica, confluendo verso un finale con possessione e accenno di esorcismo che chiude -in maniera pessimista- il racconto. Gli effetti speciali non sempre sono all'altezza, soprattutto durante le apparizioni -e successive dissolvenze- di Ada Horrace, interessante figura di levatrice che cela in realtà altre intenzioni. Ottima, invece, appare la location dell'ex casa adibita alle nascite, persa nel mezzo di una pianura poco soleggiata, e circondata da piante che hanno un effetto quasi opprimente. Si è accapparato -giustamente- all' Australian Cinematographers Society (2017) un premio, grazie all'ottimo lavoro di Viv Scanu, direttore della fotografia che con il suo lavoro ha contribuito a rendere visivamente interessante un film poco più che scontato nel contenuto.
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