Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Eccellente esordio di R.Polanski che dalle prime inquadrature gioca su di un piano narrativo astratto e indefinibile. Al regista basta mettere una donna alla guida di un'auto per disarmare lo spettatore di fronte alla struttura filmica, storica e ambientale che crede di trovare. Polonia 1962, una donna, suo marito (forse un funzionario di partito) a fianco, e un giovane autostoppista a cui prima offrono un passaggio, poi un'escursione in barca a vela sul lago. Tutta la vicenda ruota sui tre personaggi e la gita in barca, sulla dimensione liquida e instabile in cui si trovano, il marito apparentemente al sicuro nei suoi parametri materiali, il giovane che altro non possiede se non un coltello e la spregiudicatezza, la moglie inquieta e misteriosa. Come il regista mette a fuoco la loro centralità? Li isola, lavorando sull'asse tempo-spazio, frammenta situazioni e dialoghi che potrebbero anche non essere conseguenziali, mentre esalta e separa il materiale profilmico: da una parte le persone, dall'altra il luogo in cui l'azione si sviluppa. Il gioco funziona e l'attesa si fa travolgente, sugli spazi si alternano invisibilità e immaginabilità, cioè qualcosa che pure non mostrandosi è un prolungamento dell'azione dei tre e di ciò che s'innesca fra di loro. Fotografia e angolazioni rilevanti in un b/n efficace sia nei contrasti che nelle sfumature, ne escono tre protagonisti caratterizzati dai contorni molto fisici immersi in una teatralità da tragedia. Gli uomini si misureranno in un confronto maschile atavico intorno alla figura femminile, contraddittoria ed emblematica, introducendo uno degli spunti sempre considerati dal regista.
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