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Il coltello nell'acqua

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Il coltello nell'acqua

di mm40
6 stelle

Lui, lei, l’altro e il coltello. Quella de Il coltello nell’acqua è la storia di un triangolo atipico, nel quale il perno attorno a cui si snoda il complesso dei rapporti fra i personaggi (marito-moglie-sconosciuto) non è tanto la pulsione erotica finalizzata al più classico dei tradimenti, quanto piuttosto l’istinto di sopraffazione che alimenta continuamente una feroce sfida senza regole fra i due elementi maschili, il giornalista Andrea e il giovane autostoppista. E la bella mogliettina Christine resta a guardare, come non fosse dotata di un proprio pensiero o di una propria volontà: già in questo si ravvede l’intenzione del regista, qui al suo primo lungometraggio, di raccontare una società chiusa in sé stessa, profondamente maschilista e povera di mezzi e contenuti (la domenica vedere un’automobile per strada è un avvenimento, constata l’autostoppista nella prima scena del film) come è quella polacca del 1962.
In questo Polanski si accosta al coevo lavoro di Milos Forman, che descrive spietatamente, ma con maggiore ironia, le bassezze morali e materiali della Cecoslovacchia – altro Stato-satellite dell’Unione Sovietica – dei primi anni ’60 in opere come Concorso (1963) o L’asso di picche (1964). Ma il collega polacco è più ambizioso e già lo dimostra scegliendo di girare la sua opera di debutto quasi interamente sull’acqua, vero e proprio tabù registico (chiedere a Fellini, che proprio a causa dell’incontenibile movimento delle onde dovette cestinare le prime riprese de Lo sceicco bianco, 1952).
Al di là di queste considerazioni, ciò che principalmente preme al regista de Il coltello nell’acqua è di andare a fondo nell’analisi psicologica dei suoi personaggi; la sceneggiatura scritta insieme a Jerzy Skolimovski (in precedenza autore per Wajda, Ingenui perversi, 1960) e Jakub Goldberg (già assistente regista per Kawalerovicz e Munk) prevede sostanzialmente pochi colpi di scena, peraltro ben rimarcati dalla scarna colonna sonora swingata di Krzysztof Komeda, vivendo un andamento parallelo a quello delle onde del lago.
A un’iniziale calma piatta corrisponde infatti la lunga fase di studio fra i due uomini; quindi scoppia improvvisa la tempesta e accompagna il rapido consumarsi del dramma: un uomo cade in acqua, gli equilibri sulla barca si sconvolgono e silenziosamente (Polanski utilizza attentamente il silenzio per sottolineare la tensione e la crisi in atto fra i personaggi) tutto è pronto per ritornare allo stato di quiete di partenza.
Il coltello, si diceva: simbolo del potere, conteso fra Andrea e il giovane ospite, dalla dimensione imponente (e il richiamo fallico, con tutto il relativo discorso di dominazione e di marcatura del territorio, si ritrova psicanaliticamente anche nell’idea stessa di lama), finisce per causare la caduta del ragazzo nel lago, da cui la risoluzione dell’intreccio; significativa però una battuta del giovane, non appena estratta l’arma, che può riassumersi così: un coltello, se lo si sa usare, può servire a molte cose nei boschi, ma sull’acqua è totalmente inutile. Come a evidenziare che la prospettiva della sfida eterna fra gli esseri umani non può certo risolversi soltanto nella forza e nei mezzi di cui dispongono, quanto invece nelle loro singole personalità: la vera arma a disposizione dell’uomo è sé stesso, l’individualità che lo fa emergere o soccombere.
L’autostoppista, in questo senso, emerge: sia fisicamente, dal lago, che metaforicamente, ottenendo ciò che vuole e andandosene indisturbato; allo stesso modo la personalità opaca di Christine le permette, sia pure in sordina e per sottrazione, di emergere (ha sposato un uomo benestante, non vive l’ansia della competizione), mentre l’eccessivamente pieno di sé Andrea soccombe proprio a causa della sua infantile superbia, incapace di credere ad altri che a sé stesso. Nel mondo che l’uomo si racconta, ovverosia nella realtà che vede dietro al suo paraocchi di egocentrismo e presunzione, può essere fondamentale anche possedere un coltello nell’acqua. 6,5/10.

Sulla trama

Una coppia carica in macchina un giovane autostoppista, che viene invitato a trascorrere un weekend in barca con i due. Ben presto l'antipatia fra l'autostoppista ed il marito si fa evidente; il primo giocherella continuamente con un coltello, che il secondo, esasperato, getta in acqua. Anche il ragazzo finisce in acqua; mentre l'uomo si tuffa per salvarlo, l'altro torna sulla barca e seduce fugacemente la moglie. E poi fugge.

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