Espandi menu
cerca
Il coltello nell'acqua

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

Recensioni

L'autore

FABIO1971

FABIO1971

Iscritto dal 15 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 118
  • Post 11
  • Recensioni 526
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il coltello nell'acqua

di FABIO1971
8 stelle

"Come mai un coltellaccio simile?".
"Un coltello in tasca può servire, specialmente nei boschi, sull'acqua non serve averne uno. A me piace avere un coltello in tasca, mi sento più sicuro. A saperlo usare bene è una gran cosa: non so come dire, uno può affrontare la vita, ecco..."
.
[Jolanta Umecka e il giovane autostoppista]

Andrzej (Leon Niemczyk), giornalista sportivo, e sua moglie Krystyna (Jolanta Umecka), in viaggio in automobile verso la Riserva Naturale dei Laghi Masuri (oltre 2500 laghi collegati tra loro da una fitta rete di fiumi e canali navigabili) per una gita in barca a vela, offrono prima un passaggio ad un giovane autostoppista (di cui non si saprà mai il nome) e poi, arrivati al lago, lo invitano a salire in barca con loro. Il giovane, messo alla prova, si rivela incapace a governare la barca, afferma di non saper neanche nuotare, sembra padrone soltanto del suo coltello a serramanico, l'unico oggetto a cui tenga veramente. Durante l'escursione cala improvvisamente il vento e la barca si ferma: il giovane non è abituato all'inerzia di quei momenti e si innervosisce ("Cara, lo sport della vela è per gli adulti, se c'è il vento si naviga e se no si deve pazientare", ironizza Andrzej con la moglie). Poi il vento riprende a soffiare impetuoso, avvisaglia minacciosa, insieme alle nubi che pian piano si addensano nel cielo, di un temporale che li sorprende arenati su una secca del fondale. Al risveglio, dopo una notte trascorsa in apparente serenità, quell'attrazione-repulsione che aveva caratterizzato i rapporti tra i passeggeri della barca si trasforma in un aspro conflitto. Il giovane a Krystyna:
"Che cosa conosce lei della vita? Solo caffè, yacht e macchine. Scommetto che ha un appartamento di quattro stanze. Che cosa ne sa lei della vita?".
"Della vita? Avanti, sentiamo: abitate in quattro in una stanza della casa dello studente...".
"In sei...".
"Naturalmente, le conosco queste cose. E le conosce anche lei. Lei non è migliore di Andrzej, mi creda. Andrzej era come lei e lei vorrebbe essere come Andrzej. E lo sarà, se troverà il coraggio necessario".
"Non è vero...".
"In sei in una stanza... Vuoi dormire e gli altri giocano a bridge, vuoi studiare e gli altri vogliono dormire, i soldi contati per la tavola e qualche pacchetto di sigarette, i baci per la strada... e d'inverno fa freddo e non puoi neanche sbottonarle la blusa. C'è dell'altro? Ho dimenticato niente? Una sorella tubercolotica? La morte improvvisa dei genitori?"
.
Poi il coltello del giovane cade in acqua e tutta la tensione accumulata e repressa durante il viaggio deflagra drammaticamente. Splendido esordio nel lungometraggio per Roman Polanski e suo unico film realizzato nella natìa Polonia prima di trasferirsi in Francia, premiato dalla Federazione della Stampa Internazionale al Festival di Venezia e candidato all'Oscar come miglior film straniero (dovette, poi, arrendersi di fronte a 8 e 1/2 di Fellini). Scritto dallo stesso regista insieme a Jerzy Skolimowski e Jakub Goldberg, Il coltello nell'acqua si rivela sin dall'incipit opera affascinante e raffinata, sia per l'incisività drammaturgica della scrittura, che traduce il beffardo gioco al massacro che divampa sullo schermo con ricchezza di sfumature e tagliente finezza psicologica, sia per le scelte stilistiche della messinscena: Polanski incornicia gli spazi chiusi della barca (microcosmo in cui, metaforicamente, ardono con prepotenza la bassezza e la primordialità delle pulsioni umane) negli spazi aperti del lago, opprimendo i suoi personaggi col taglio asfissiante delle inquadrature e con l'alternanza incalzante dei campi e controcampi. Il giovane rompe la quiete del ménage sentimentale della coppia borghese intaccandone le certezze e lasciandone emergere le ipocrisie: diventerà come loro, integrato in una società-prigione, claustrofobica come quella stessa barca su cui ha imparato a navigare. Cast impeccabile (con un'indimenticabile Jolanta Umecka, all'esordio), magica fotografia di Jerzy Lipman e strepitosa colonna sonora jazz del grande (e sfortunato: morì nel 1969 a causa della degenerazione di un ematoma al cervello e il successivo rimpatrio in Polonia dagli Stati Uniti perchè sprovvisto dell'assicurazione sanitaria, con conseguente aggravamento delle condizioni di salute per lo stress del viaggio) Krzysztof Komeda.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati