Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Ricco e piacente, Memmo si destreggia fra le spasimanti, promettendo matrimoni cui puntualmente si sottrae. Finchè, dopo un incidente, si decide a un matrimonio di comodo con Gasparina, donna umile e per nulla appariscente, che però presto scopre di amare per davvero.
Tratto da una commedia di Luigi Pirandello rimaneggiata per lo schermo da nientemeno che Ercole Patti e Mario Soldati, Ma non è una cosa seria è un film leggero e frivolo in perfetto stile anni Trenta nostrani, incapace di offendere in alcun modo il rigido codice morale del regime e confezionato con la consueta cura da un professionista di tale genere di opere, vale a dire Mario Camerini. Inoltre il lavoro ha un vezzo piuttosto singolare: caso raro o addirittura unico che sia, è infatti il secondo film dal medesimo titolo (e soggetto) girato da due fratelli, uscendo esso a una quindicina di anni di distanza dal Ma non è una cosa seria (1921) di Augusto Camerini. A dire il vero Mario Camerini ne girò ben due: una prima versione arrivò al pubblico italiano nel 1936 e una seconda fu licenziata un paio di anni più tardi per quello tedesco. Tra i punti di forza della pellicola, innocua quanto gradevole, ci sono sicuramente il ritmo, i dialoghi ben assestati e gli interpreti assortiti a perfezione: oltre alla coppia d’oro di quegli anni formata da Vittorio De Sica e Assia Noris, ecco Elisa Cegani, Ugo Ceseri, Elsa De Giorgi, Umberto Melnati, Albino Principe e la giovane Vivien Diesca, debuttante su un set e ben presto nota agli spettatori con il nome di Vivi Gioi. 5/10.
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