Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Taxi driver 3. Già al suo esordio registico, due anni prima, Abel Ferrara aveva girato una sorta di sequel del film di Scorsese: The driller killer era la storia di una persona sola e disperata che decide di far fuori un po' di feccia nella metropoli allo sbando che è New York. Ora, con questo L'angelo della vendetta, Ferrara ha a disposizione un budget lievemente più ampio (da film amatoriale a B-movie è pur sempre un passo avanti), ma le idee rimangono sostanzialmente le stesse; anche perchè la sceneggiatura è ancora opera del fedele collaboratore (e amico personale) Nicholas St. John. L'ispirazione di fondo è anch'essa invariata: questa New York letteralmente invasa da teppisti, barboni e malintenzionati non è affatto oggetto di una critica sociale (come invece era in Scorsese); Ferrara - nato nel Bronx - la dà per scontata e mira piuttosto a divertire il pubblico, interessato com'è a certi colpi a effetto, al retrogusto splatter, mai esacerbato, che la trama sottende lungo tutto il suo svolgimento. Citazione anche per Manhattan di Allen, ma ironica: viene ricalcata la scena in cui i due protagonisti del film di Allen chiacchierano su una panchina nei pressi del ponte di Brooklyn, visti di spalle; qui però nei dialoghi l'amore viene rimpiazzato dalla violenza e i due personaggi in scena finiscono per lasciarsi in maniera fin troppo drastica: lei estrae la pistola dalla borsa e lui, per gioco, si spara in testa. Allen può rappresentare Manhattan, ma Ferrara è pur sempre il Bronx. Brava la protagonista Zoe Tamerlis, appena diciottenne e capace di risultare credibile nelle due opposte facce del suo ruolo: di conferire cioè sicurezza alla femme fatale e di apparire indifesa nei panni della timida sartina. La ritroveremo accanto a Ferrara per Il cattivo tenente, una decina di anni dopo, di cui scriverà anche la sceneggiatura. Il regista compare invece in un cammeo (il primo stupratore) sotto lo pseudonimo, per lui consueto in quel periodo, di Jimmy Laine. Due sono i colpi di genio effettivi di questo film, ed entrambi arrivano nel finale: la lunga e sublime sequenza al ralenti in cui Thana compie, novella Travis Bickle, la 'vendetta' del titolo italiano (Ms .45, dal calibro della pistola che la ragazza impugna, è invece il titolo originale); e il falso, addirittura ridicolo lieto fine in cui il cane della signora Nasone, creduto morto, torna a casa: provocazione anti-hollywoodiana, nella quale si impone un happy end retorico che cancella in un solo colpo la carneficina della scena precedente e la morte della protagonista stessa, assassina ma pur sempre simpatica al pubblico (giovane, carina, con un handicap, assetata di giustizia: farla morire è certamente una scelta controcorrente). Meglio dell'esordio, da cui però Ferrara non si allontana granchè. 5,5/10.
NY. Una giovane sarta muta, Thana, viene violentata due volte nello stesso giorno; la seconda da un ladruncolo, in casa della ragazza. Che però riesce ad avere la meglio dello stupratore, uccidendolo. A quel punto fa a pezzi il cadavere e getta le parti in più bidoni della città. Ma un pensiero si insinua nella mente della ragazza: e se con la pistola del ladro lei provasse a eliminare un po' di tutti quegli uomini violenti e approfittatori che invadono la città?
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