Regia di Michael Anderson vedi scheda film
L'intento era lodevole, mettere in scena un agente segreto grigio e impiegatizio, più vicino allo Harry Palmer di Ipcress che a James Bond, e dotato più che del tipico humour britannico di uno spiccato senso dell'assurdo, che in certi momenti sembra derivare, via Harold Pinter (sceneggiatore di questa anomala spy story), da Ionesco e dalla sua Cantatrice calva. Un po' meno convince la trama, che prevede, nella Berlino della guerra fredda e della guerra di spie (dove mancano totalmente gli agenti della Stasi e del KGB), che i servizi segreti occidentali si mobilitino per debellare un'organizzazione neonazista, la quale ha riciclato, sotto l'apparenza della normalità, diversi ferri vecchi del regime hitleriano. Sarà forse un intento buonista verso i vicini d'oltre muro o forse una resipiscenza di chi sa che tanti criminali nazisti si misero in salvo nel dopoguerra proprio grazie all'antispionaggio dei paesi vincitori (in particolare Inghilterra e Stati Uniti d'America). In questo senso, il film scade a videogioco ante litteram, dove le due squadre devono scovare e distruggere la base avversaria. Nemmeno la storia sentimentale che si svolge a margine della vicenda, sebbene più ambigua della media del genere, convince appieno e, alla fine, si assapora la sensazione di un'occasione non completamente sfruttata.
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