Espandi menu
cerca
1997: Fuga da New York

Regia di John Carpenter vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Antisistema

Antisistema

Iscritto dal 22 dicembre 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci 56
  • Post -
  • Recensioni 642
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su 1997: Fuga da New York

di Antisistema
8 stelle

Assieme ad Halloween (1978), 1997 : Fuga da New York (1981), rappresenta il più grande successo commerciale ai botteghini da parte di John Carpenter, che lasciate da parte le atmosfere horror dei suoi ultimi due film, decide di fare un'incursione nella fantascienza, in un futuro poi non molto lontano dal suo presente (poco più di 15 anni), con una sorta di distopia post-apocalittica, che vede l'intera Manhattan, un tempo cuore economico pulsante della grande mela, ridotta a prigione a cielo aperto per i condannati all'ergastolo, lasciati alla mercè di sè stessi, con mura di contenimento alte oltre 15 metri e campi minati, atti ad impedire ogni possibile fuga. 
Jena Plissken (Kurt Russell), in originale Snake per via del tatuaggio, ex-eroe di guerra datasi al crimine, ma prossimo ad essere rinchiuso in tale struttura, a seguito di una condanna per rapina in banca, però ha dalla sua un evento fortunato che potrebbe garantirgli la libertà immediata; partecipare al salvataggio del presidente rapito dal Duca di New York (Isaac Hayes), poichè precipitato all'interno della struttura a seguito di incidente aereo a seguito di dirottamento. Il presidenti ha dei documenti top-secret che trasportava per l'importante vertice USA-URSS-Cina, Plissken ha solo 24 ore di tempo per farcela in tempo per l'inizio del vertice, se fallisce, le capsule iniettate nel suo collo esploderanno, uccidendolo all'istante. 
Carpenter è un regista che a dispetto della liquidazione di "genere", ha sempre proposto interessanti riflessioni provocatorie sul male, non è un caso d'altronde che a Manhattan, simbolo economico per eccellenza del capitalismo USA nel suo presente come oggi, decida di porvi il carcere; che in fondo gli operatori economici per Carpenter non sono per niente differenti dai criminali comuni? Vedere il luogo più splendido di New York ridotto ad una fogna oscura a cielo aperto cadente in pezzi, risulta devastante come critica sociale da parte del cineasta, che non risparmia neanche le alte sfere del potere impersonificate dall'alto commissario di polizia Hauk (Lee Van Cleef), ben poco interessato alla vita del presidente quanto a quella di Plissken, poichè mira principalmente al recupero dei documenti che egli trasportava, poichè vitali per l'imminente vertice internazionale, in pratica farebbe di tutto per il mantenimento della potenza del suo paese, anche giungere al sacrificio dello stesso presidente, ritenuto poco indispensabile in fin dei conti, per via di un sistema politico-economico, che sovrasta la sua stessa figura, d'altronde se Ronald Reagan ex- attore, potè fare il presidente per 8 anni, vuol dire che tale carica di per sè non è che conti molto alla fine, poichè il sistema che c'è dietro và avanti comunque, d'altronde nel film lo interpreta uno perfettamente spaesato Donald Pleasance, che non sà manco che costa gli stia accadendo attorno. 

 

Kurt Russell, Donald Pleasence, Harry Dean Stanton

1997: Fuga da New York (1981): Kurt Russell, Donald Pleasence, Harry Dean Stanton


In questi sottili giochi di potere imperanti in questa cupissima america simil distopia nazistoide militarista, Carpenter ha ben più simpatia per i personaggi posti ai margini di tutto questo, più di tutti Jena Plissken, un anti-eroe anarchico menefreghista perchè ha capito tutto lo schifo del sistema per cui lavorava (ed in cui suo malgrado continua a vivere) e dal quale scientemente ha deciso di tirarsi fuori, ogni suo gesto, ogni suo movimento ed ogni sua battuta, rimarca il suo comportamento anti-sociale quanto il suo odio nichilista per lo stato attuale in cui è ridotto il mondo, per cui non vede alcuna possibilità di salvezza, quindi tanto vale agire per proprio conto, non tanto per un individualismo sfrenato, ma come mero atto di idealistica resistenza, per la quale il personaggio anche nella sua negatività verso il contesto in cui vive, non vedrà mai vacillare. 
Plissken in superficie è il tipico eroe muscolare anni 80', modellato sulla corporatura di Kurt Russell, pronto a sfidare qualsiasi nemico, ma al contempo, sia nel look che nel pensiero ne ribalta tutta la concezione iconografica positivistica anni 80', che di lì a poco i vari Stallone e Schwarzegger su tutti, ne avrebbero fatto vere e proprie icone di patriottismo, con esiti sempre più roboanti e ridicoli a livello artistico, ma con enormi introiti ai botteghini, mentre qui nel monumentale finale Carpenter fa compiere un gesto inaspettato al suo protagonista, che potendo far trionfare l'america come ci si aspetterebbe da un film con un eroe muscolare come lui, alla fine di tutta la baraonda ed i morti per portare a termine la missione, capisce che il sistema USA non merita alcun riscatto e quindi compie l'ennesimo atto anarchico, che nel suo estremo menefreghismo, dimostra comunque una moralità ben più alta di tutti gli altri uomini di potere che lo circondano e gestiscono le sorti del paese. 
Funzionante sia come film artistico di critica sociale, che come puro genere di thriller fantascientifico in salsa action (ciò fu il fatto del suo successo ai botteghini), oltre a creare un'icona cult copiata da molti, è da lodare per le notevoli scenografie cupe combinate alla fotografia con quei neri profondi ed ultra-cupi di Cundey, che conferiscono un carattere quasi post-atomico alla messa in scena, con un tono volutamente fumettistico, sopra le righe per dare senso a certi comportamenti di taluni dei criminali della prigione, che altrimenti non tornerebbero per niente. 
Non è il capolavoro che i fan di John Carpenter vorrebbero (quelli arriveranno nei film successivi, più posati e più scazzati ancora verso l'uomo e la società), perchè forse qua e là soffre di invecchiamento e nel ritmo della seconda parte nonostante sia più d'azione, però è un cult giustificato, che per fortuna è riuscito ad incassare (su 6 milioni di budget 25 milioni ai botteghini), nonostante non si pieghi alle mode commerciali-artistiche imperanti nel cinema americano anni 80', risultando in questo un'opera da ricordare. 

 

Kurt Russell

1997: Fuga da New York (1981): Kurt Russell

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati