Regia di John Carpenter vedi scheda film
Nel 1997 New York ha un altissimo tasso di criminalità e l'isola di Manhattan è diventata un megacarcere di massima sicurezza. Da qui viene prelevato l'ex soldato Snake Plissken, incaricato di ritrovare il Presidente degli Stati Uniti – vittima di un attentato e rapito – in cambio della libertà. Ma dovrà farlo entro 24 ore.
Partiamo dalle minime cose: Snake (serpente, ma suona benissimo anche il nome inglese) nella versione italiana diventa Jena o Iena, in maniera completamente incomprensibile; anche l'aggiunta di 1997 nel titolo (quello originale era semplicemente Escape from New York) pare assurda e inutile, visto che è la prima didascalia della pellicola a spiegarci in che anno ci troviamo. Ma nei cento minuti successivi, al netto di un'ottima confezione e di un cast assortito molto bene, la situazione non migliorerà granché: il ritmo – elemento fondamentale per un film del genere – va e viene, la storia (sceneggiatura del regista, John Carpenter, e di Nick Castle) mostra pesanti falle logiche da ogni parte (il protagonista, per es., punta il fucile alle tempie di chiunque, anche degli amici che già hanno dichiarato il loro appoggio alla sua missione: ok l'action per il gusto dell'action, ma qui si esagera), il finale non ha alcun senso. La blanda morale dovrebbe essere forse quella di trasgredire perché sì, perché il Potere è sempre brutto e sbagliato – mettiamo pure che sia così, ma Snake si è comunque suicidato con la sua ultima mossa, quando aveva l'occasione irripetibile di farla franca facilmente. In realtà, oltretutto, Snake Plissken tornerà sul grande schermo una quindicina di anni più tardi per il sequel Fuga da Los Angeles (1996), dalla trama piuttosto simile a questo lavoro: ulteriore elemento di perplessità. Da sottolineare invece le presenze dei volti giusti al posto giusto, come quelli di Lee Van Cleef, Ernest Borgnine, Harry Dean Stanton, Isaac Hayes e Donald Pleasence; sul pur bravo Kurt Russell pende invece la condanna di un personaggio scritto malissimo, costretto a sussurrare le sue battute anche nei momenti di tensione e di pathos (la visione è tutto un continuo metter mano al telecomando, tasti del volume) e più bello che eroico: risolve i suoi problemi sparacchiando qua e là, per poi prontamente riaggiustarsi i vaporosi capelli ben laccati – dovrebbe essere un carcerato, vabbè – e far bella mostra degli inutilizzati muscoli adeguatamente risaltati dalla sua maglietta smanicata aderente. Se tutto questo non fosse ancora abbastanza, un'ultima precisazione: in Fuga da New York (a prescindere dal 1997 tanto caro ai distributori italiani) non c'è nessuna fuga, semmai il salvataggio del Presidente degli Usa. E l'azione si svolge interamente a New York: nessun personaggio in nessun momento tenta mai di andarsene. Oltre l'insensato. 3,5/10.
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