Regia di Sergio Bergonzelli vedi scheda film
Western più riuscito tra i quattro diretti da Bergonzelli. Ancora una volta un budget risibile, anche se superiore ai precedenti, tuttavia sufficiente a tirar fuori qualcosa di vedibile.
Bergonzelli dirige, produce e scrive la sceneggiatura con un soggetto in stile 1997 Fuga da Nwe York, per intenderci, con un protagonista carcerato ex capitano sudista che riceve la proposta della riabilitazione in cambio di una missione: deve recuperare l'oro rubato da un bandito messicano (interpretato dal cinese Wang!?) e porre fine alle scorribande dello stesso.
La sceneggiatura è piuttosto povera di idee e punta molto sui siparietti ai confini del comico tra Wang e lo sconosciuto spilungone Bon Henry. Non mancano alcune stranezze che faranno la felicità degli amanti del trash come un cannocchiale gigante con cui Henry dice di cercare giagimenti verigini d'oro in pieno deserto (!?), ma anche una trovata assurda con la Solinas che, nel giro di venti secondi (!?), riesce a far prendere fuoco alla corda stretta al collo del suo amante usando una lente inclinata in modo da proiettare il riflesso del sole sulla corda stessa.
Scenografie sabbiose e polverose (siamo in Sardegna), esaltate da un prologo magnifico (non lo sarà il resto) in cui Bergonzelli regala una sequenza dai contorni infernali con una diligenza in preda a una tempesta di sabbia che avanza su una distesa di scheletri umani e finisce sotto l'attacco dei banditi di Wang. Favolosa la carrellata successiva all'attacco, con decine di morti a terra e carovane ribaltate, con un bimbo nudo che piange davanti alla madre morta.
Il film prosegue poi un po' sospeso tra lo spaghetti western duro e quello ironico-comico. Wang (interpretazione alla Fernando Sancho la sua) e Henry salvano il salvabile.
Non pienamente riuscito, ma superiore rispetto a molti film di Bergonzelli.
Colonna sonora dei Reverberi quasi in sottofondo e piuttosto anonima. Voto: 5.5
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