Regia di David Anspaugh vedi scheda film
Una delle pellicole più scontate che ricordi, con l'attenuante però di essere vagamente ispirata ad una storia vera; una success story in ambito sportivo, di cui si potrebbe scrivere la trama dopo cinque minuti dall'inizio. Il film è un po' ingessato, puzza di stantio, a tratti sbilenco con buchi di sceneggiatura (la storia d'amore del protagonista con la maestrina viene sviluppata all'inizio poi d'improvviso sparisce e non se ne sa più nulla), ma viene sostenuto dal solito Gene Hackman, anche se qui non è al top della forma. Non riesco a capire, nella mia sconfinata ignoranza, come questa pellicola possa figurare in molte pubblicazioni come una delle migliori mai realizzate di argomento sportivo, poiché manca delle caratteristiche che la rendano appetibile non solo al pubblico più raffinato, ma anche a quello di bocca buona che ama soprattutto spettacolo e retorica. Curiosità: il titolo originale, "Hoosiers", è l'appellativo ufficiale in origine dispregiativo (persona grezza, maleducata) dato agli abitanti dello stato dell'Indiana.
Indiana, 1951: Norman Dale (Gene Hackman) arriva nella piccola cittadina di Hickory per allenare la squadra locale delle scuole superiori. L'inizio è molto difficile: la squadra perde, i suoi metodi non vengono apprezzati, il suo passato gli crea problemi e molti abitanti vogliono cacciarlo, ma a poco a poco le cose cominciano a prendere una piega diversa.
La direzione non si fa particolarmente notare, non ci sono fronzoli o velleità di rilievo e gli interpreti non paiono essere molto ispirati dal regista qui al suo debutto. Le scene sportive appaiono spesso alquanto fiacche.
E' sempre lui, il suo carisma è intatto, ma certamente questa non è una delle sue migliori interpretazioni, anche perché la parte non sembra calzargli a pennello.
Una delle maggiori rappresentanti della controcultura americana, ex compagna di David Carradine, vincitrice due volte a Cannes come migliore attrice (la ricorderete tra l'altro in "Hannah E Le Sue Sorelle"), interpreta qui un ruolo non particolarmente felice, la maestrina di campagna fredda e stitica combattuta tra l'ammirazione per il rude forestiero e i suoi pregiudizi da middle-class. Ha la bocca perennemente contratta in una smorfia, ai tempi in cui il film è stato girato aveva trentotto anni ma ne dimostrava dieci di più; le mani, in particolare, sembrano quelle di una megera.
Ha ricevuto una nomination all'Oscar come attore non protagonista per la sua interpretazione in questo film. Sarà per l'atmosfera amatoriale che pervade la pellicola, ma veramente non comprendo come questo sia potuto accadere, soprattutto considerando che l'altra nomination che ha ricevuto era per "Easy Rider", opera lontana mille anni luce.
Mi sembra di ricordare qualcosa del periodo disseminata qua e là, ma niente di particolarmente significativo.
Forse con un altro regista il risultato sarebbe stato completamente diverso.
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