Regia di Barry Levinson vedi scheda film
A costo di essere ripetitivo, confermo quanto già espresso in altre occasioni: Barry Levinson è un ottimo regista, capace di confezionare opere eleganti, ben girate e sempre arricchite da notevolissimi cast, ma che probabilmente non è mai riuscito ad imbroccare il capolavoro per il proverbiale salto di qualità nell'empireo dei "grandi" di Hollywood". Anche "Sesso & Potere" non sfugge alla regola non scritta che fa di Levinson un buon regista e non molto altro: la pellicola è una interessante satira grottesca sulla fabbrica del consenso e la manipolazione dell'opinione pubblica da parte del potere politico che, come spesso accade nei film di Levinson, parte bene per poi sfilacciarsi, incerta se prendere la strada della fantapolitica, della commedia o del dramma. La sceneggiatura di Hilary Henkin e David Mamet, tratta da un romanzo di Larry Beinhart, ha degli spunti interessanti ma è troppo piena di falle per risultare davvero credibile (ogni teoria del complotto che si rispetti ha bisogno di essere plausibile) e, per l'ennesima volta nella filmografia di Levinson, una sua pellicola assume le connotazioni della più classica delle occasioni perdute. Ricchissimo il cast (anche se, francamente, non ho mai sopportato Anne Heche), con i vecchi leoni De Niro e Hoffmann, divertiti e divertenti, a riempire lo schermo e a lasciare assai poco spazio ai tanti buoni comprimari (da notare, in una particina, una quindicenne Kirsten Dunst). Un buon film, nulla di straordinario, niente di nuovo sotto il sole parlando di Barry Levinson: voto sufficiente.
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