Regia di Marcos Cabotá vedi scheda film
Uno dei tanti esordi in regia, per un brutto horror sulla inutile scia del found footage. In arrivo dalla Spagna. Il regista riesce qui a vanificare anche le suggestive location naturali, tipo Palma di Maiorca, rese molto più interessanti nei video amatoriali di un qualunque turista, anche se analfabeta di tecnica cinematografica.
Alex (Álex González) dopo aver rinvenuto i cellulari di due amici dispersi in Messico, anziché rivolgersi alla polizia chiede aiuto all'esperto informatico Saúl (Diego Ingold) per cercare di risalire a qualche indizio tramite la scheda dati o la memoria del telefono. Saúl rinviene una serie di filmati che dimostrano come, nella notte, Adrian (Adrián Lastra) avvertisse strani rumori all'interno del suo appartamento. Anche l'impianto elettrico presentava anomalie, lasciandolo spesso al buio. Alex avrebbe dovuto documentare, mediante diverse registrazioni, ciò che stava accadendo nell'abitazione. Mano a mano che Saúl visiona i filmati, si profila l'inquietante figura di Araquiel, un Angelo caduto evocato da Adrian dopo una seduta spiritica con tavoletta oujia. Stando all'anti Bibbia Noctem, il demone è alla ricerca di nove anime.
Sono passati decenni dal fenomeno The Blair witch project e, tirando le somme, si può intuire solo vagamente gli influssi negativi su tutta una infinita serie di titoli che sono stati poi accorpati nel sottogenere definito found footage: ovvero nastri, o video (in questo caso registrati con smartphone) ritrovati, visionando i quali, a ritroso, si sviluppa la storia. Inutile ricordare che se c'è talento, il tutto funziona, e infatti il precursore -quando ancora il filone per fortuna non esisteva- risale al lontano 1979 ed è opera del valido Ruggero Deodato (Cannibal holocaust). Poi viene l'inatteso successo del film diretto -a quattro piedi (o due mani sinistre se preferite)- da Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez. Era il 1999 e nessuno mai avrebbe potuto sospettare che, dopo diciotto anni, saremmo rimasti ancora lì.
La Spagna, soprattutto, ha inflazionato il tema found footage anche se, in qualche sporadica occasione, si è ben distinta (il primo [Rec] ad esempio). E sempre un iberico, Marcos Cabotá, decide di debuttare con una scontata sceneggiatura, adatta cioè a nascondere un budget inesistente, tanto quanto le idee ma maggiore della tecnica. Ecco dunque apparire questo inguardabile Noctem, film che riunisce tutto il peggio del genere e anche oltre, errori compresi dovuti al fatto di garantire continuità nelle riprese con il cellulare. Cabotá non ha alcuna grazia nel dirigire una serie di sequenze tra il soporifero e il brutto. Le immagini indefinite, la sgraziata fotografia e le tremolanti, sbilenche e vertiginose riprese riducono il film ad uno dei tanti -troppi- POV(eri) horror girati da (e tra) amici. E che dovrebbero rimanere solo tra amici. Con il traguardo del nuovo millennio l'Italia ha purtroppo subito una battuta di arresto del cinema fantastico ma, triste consolazione, se volgiamo gli occhi alla Spagna possiamo decisamente essere orgogliosi dei nostri nuovi registi.
(Buona) Noctem, ovvero dell'anti Bibbia mai esistita
Quando viene introdotto in un horror un qualunque Pseudobiblion (Il libro dei morti, quello di Eibon o di Enoch, il Necronomicon solo per citare i più noti) questi contribuisce a creare, nello spettatore, uno stato di "sospensione della incredulità". È un escamotage solitamente utile a rendere più interessante la trama ma nel caso di Noctem non funziona affatto. Per quanto, il pseudo testo, appare forzatamente inserito e fittizio nell'assunto. Un Angelo caduto, citato in una anti Bibbia (che dà titolo al film), in cerca di nove anime. Perché nove? Per quale motivo? In che modo vengono prelevate dalle vittime? Come si conservano le anime? A questa ultima domanda purtroppo Cabotá da risposta: dentro una cassetta! È inutile, davvero, sprecare altro tempo dietro prodotti di questo tipo.
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