Regia di Tamara Kotevska, Ljubomir Stefanov vedi scheda film
Qualche dubbio sulla sincerità complessiva dell'operazione ma il documentario ci svela, con una fotografia spesso emozionante, una realtà remota e sconosciuta.
Il documentario è ben fatto. Ci mette a conoscenza di una realtà remota e sconosciuta, in questo ha certamente un grande valore. Rimane qualche perplessità sulla sincerità dell'operazione. I registi sono riusciti a filmare momenti fin troppo delicati, quando questo avviene sorge un po' il dubbio che la realtà sia stata addomesticata a fini narrativi. Eppure, da quanto si evince dalle notizie reperite sul web, sembrerebbe che questa intimità si sia prodotta grazie al permanere in loco dei registi per circa tre anni. Alcuni aspetti fanno sospettare che l'operazione non sia del tutto pulita. Hatidze, per due terzi del film indossa lo stesso vestito e lo stesso copricapo, solo nel finale, al coincidere con un evento funesto, ne indossa un più pesante. Certamente questo aiuta visivamente e narrativamente a marcare questo taglio netto eppure risulta difficile pensare che anche in una realtà così precaria la protagonista del film (seguita per tre anni) avesse per sè un solo vestito oppure copie identiche dello stesso vestito da alternare.
Anche il fortuito sopraggiungere di una famiglia nomade, fatto che peraltro innesca l'ossatura della narrazione, senza la quale il film avrebbe finito per risultare più descrittivo che narrativo, potrebbe non essere così fortuito. Hatidze, che svela ai nuovi vicini i segreti del proprio lavoro, con un ingenuità spiazzante è così schematicamente contrapposta ai cattivi, i nuovi arrivati, che con i loro metodi determinano la morte delle api di Hatidze.La sceneggiatura sembra scritta esattamente come per un film di finzione. Eppure il documentario è visivamente bello e siamo certi che racconti una realtà inesplorata che dove non è vera è probabilmente verosimile. Per questo ne consiglio la visione.
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