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Maliziosamente

Regia di Paul Collet, Pierre Drouot vedi scheda film

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La recensione su Maliziosamente

di darkglobe
6 stelle

Storia d'amore e di sopraffazione

Sia ben chiaro, Maliziosamente non è un film imprescindibile, né in generale, né tra quelli che hanno fatto per certi versi la storia del cinema erotico. Difficile trovare una collocazione per quest'opera franco-belga diretta a 4 mani da Paul Colette e Pierre Drouot: rivendendolo sa tutto di grande amatorialità e budget ridotto all'osso, girato per quasi la totalità all'interno della casa di Michel (Daniel Vigo), il protagonista maschile, che impersona un giovane dandy, ricco, donnaiolo ed un po' alcolizzato, dalla esistenza vuota ed alla ricerca di continue nuove emozioni.


Pensa di poterle trovare nel sottomettere moralmente e fisicamente, sul modello del romanzo Histoire d'O, la bella ma ignorante giovane cameriera Gise'le (Nathalie Vernier), venuta a sostituire la precedente provenendo da un paesino di provincia, spedita via di casa dalla Zia, il cui amante aveva messo gli occhi sulla ragazza stessa. Gise'le si lascia sottomettere dal giovane donnaiolo, subendone vessazioni ed umiliazioni perché, nonostante tutto, prova amore e riconoscenza verso quest'uomo che sembra averla accolta dopo una situazione familiare di rifiuto; la svolta arriverà quando la giovane, ormai maturata, vivrà, in assenza del suo amante-padrone, una storia di amore saffico con la di lui amica Leni (Laetitia Sorel).


Mancano del tutto i campi lunghi in quest'opera, girata con una insistenza a volte quasi maniacale sui dettagli, che passano con una imbarazzante disinvoltura dal lavello, al whisky versato nel bicchiere, fino al capezzolo delle giovane sventurata. Si gira spesso con camera a mano, ed intriganti, nonostante questa mania quasi claustrofobica del ravvicinato, appaiono alcune soluzioni stilistiche di messa in scena, che figurano il rapporto tra la bellissima Gise'le e il suo vestiario, metafora estetica della sua evoluzione morale e psicologica da sottomessa a potenziale padrona.


Di erotico c'è tutto sommato veramente poco, ma si tenga anche conto dell'età del film. Sembra per certi versi quasi un'opera girata in due tempi, visto che la prima parte stenta a crescere emotivamente, la colonna sonora è irritante (ricorda per stile quella delle patetiche sexy-commedie italiane dei 70) e poco credibile appare la costruzione del personaggio Michel (nonostante le citazioni autoriali con poster di film di Godard che troneggia in casa) in quella che dovrebbe essere la sua ansia di depravato e torturatore, ma che già al secondo amplesso prende poco verosimilmente a schiaffi la cameriera soltanto la sera prima sedotta. Tutto invece cambia quando viene tratteggiata la delicata storia d'amore tra Gise'le e Leni, credibile, realistica e scenicamente molto ben costruita ed è da quel momento (ma siamo all'ultima mezz'ora) che il film prende il volo.


Maliziosamente, pur se rivolto presumibilmente agli amanti del genere erotico-bondage (?), alla fine si traduce in una rappresentazione disillusa della vacuità, della volubilità e della caducità dell'essere umano e dunque del nonsense della sopraffazione, a proposito della quale in questo caso si assiste alla canonica inversione finale dei ruoli in coerenza con l'ansia di libertà della protagonista dai lacci di un lungo e fastidioso abbraccio fisico e mentale.
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