Regia di Mario Caiano vedi scheda film
La svastica del ventre di Mario Caiano (sotto lo pseudonimo di William Hawkins) su sceneggiatura sua e di Gianfranco Clerici, appartiene al filone ispirato dai ben più riusciti e intriganti Il portiere di notte di Liliana Cavani e il sottovalutato, anche se derivativo, Salon Kitty di Tinto Brass, quindi un sottogenere cinematografico che punta sul mescolamento di erotismo, nazionalsocialismo e sadomasochismo, caratteristiche delicate con cui è facile scadere nel puro voyeurismo malsano e morboso che rimandano ad una partecipazione un po' troppo ambigua di regista e di un pubblico dalle sole pretese spettacolari e di intrattenimento.
Il film di Caiano non sarebbe nemmeno così disprezzabile e si lascia seguire abbastanza bene, ma non è adeguatamente reso credibile da certe scene e da certi dialoghi, pare una blanda esposizione di corpi femminili e di crimini nazisti trattati in modo piuttosto risibile. La storia riprende chiaramente non solo la tematica dei film citati, ma anche alcuni spunti precisi, come il bordello o il travestimento in abiti maschili per prestazioni erotiche, mentre la narrazione è inutilmente interrotta da inserti documentaristici per dare un senso di serietà all'operazione. Interessanti solo l'ufficiale masochista von Stein di G. Sisti e la presenza, nella parte della protagonista ebrea Hannah Meyer, di S. Lane, attrice non eccelsa ma che ha avuto il suo breve momento di gloria nelle sequenze clou de La bestia di Walerian Borowczyk (l'antenata Romilda inseguita dal mostro).
Il finale è poco credibile, con Hannah/Lola che spara tranquillamente ad un ufficiale nazista senza che nessuno provi quanto meno a disarmarla, ma offre la battuta sul pene di Hitler, che si copre con le mani l'unico disoccupato della Germania.
Melensa e assurdamente melodrammatica la musica di Francesco De Masi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta