La recensione su Watch If You Dare

di undying

5 stelle

Commedia horror antologica, composta da quattro cortometraggi completamente slegati e di diversa qualità.

Antologia splatter, composta da quattro brevi segmenti.

The stylist (** - Jill Gevargizian)

Senza alcuna ragione, una parrucchiera si accanisce su una donna, sino a reciderle il cuoio cappelluto.

Ink (* - Andy Stewart)

Uno psicopatico tutto pelle e ossa rimuove l'epidermide - con incisi dei tatuaggi - alle vittime per poi ricucirla "a pezzi" sul suo corpo.

Foodie (** 1/2 - Christopher G. Moore)

Il proprietario di un ristorante riceve un invito esclusivo in un locale sotterraneo, il Kitchen X.

Knob Goblin (1/2 - Christopher G. Moore)

Un ragazzo subisce una dolorosa evirazione, a causa di un'entità soprannaturale decisamente brutale.

Quattro cortometraggi indipendenti, messi assieme in maniera posticcia a costituire un film antologico. Diretti da registi differenti, e in tempi diversi, pertanto completamente disomogenei al progetto di riunificazione. Cosa che da un lato diventa anche un pregio, finendo cioè per arricchire la gamma tematica. Oddio, non che presi singolarmente (o anche in gruppo) i lavori abbiano un senso che non vada oltre il grottesco. Sì, perché nonostante l'altisonante titolo -che tradotto sta per Guarda se hai coraggio- l'horror qui non è certo di casa. E gli effetti splatter, più che approssimativi, turbano per modo di dire. Il segmento più interessante è sicuramente The stylist, per l'inevitabile associazione al Maniac di William Lustig. Ed è anche, assieme al brutto Ink, quello più serio.

Foodie e Knob Goblin scadono invece nella commedia. Ma mentre quello sui cannibali in parte diverte, l'episodio che chiude la tetralogia raggiunge il limite più basso. Certo, al netto di una durata complessiva di 70 minuti (con oltre 5 persi nei quattro titoli di coda) Watch if you dare scorre tutto sommato velocemente, e in parte riesce anche a intrattenere. Ricorda certi fumetti italiani che, negli Anni '90, mossero in agitazione le associazioni benpensanti, ovvero Splatter e Mostri, e fosse anche solo per questo, merita una visione. Peccato che non sia stata costruita -con funzione di raccordo- un cornice che avrebbe sicuramente contribuito a rendere più professionale l'operazione. Che resta così una semplice formula matematica, con fattori non sommabili, di quattro cortometraggi posizionati in sequenza l'uno dietro l'altro.