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Tito

Regia di Grace Glowicki vedi scheda film

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La recensione su Tito

di alan smithee
6 stelle

TFF 37 - AFTER HOURS

Tito è un ragazzo che, vittima di una violenza lungo un recente passato, ha maturato una totale insicurezza nei confronti dello spazio aperto, convincendosi che il mondo fuori mira solo a tentare id eliminarlo, e scegliendo la propria casa come universo ideale in cui perdersi e vivere.

Il ragazzo pertanto vive recluso nel suo limitato spazio vitale, rarefacendo ogni spostamento verso l'esterno al minimo indispensabile, usufruendo di ordinazioni a domicilio per farsi rifornire di generi di prima necessità, e vivendo come un'esperienza estrema e rischiosissima, ogni missione che lo vede addentrarsi al di fuori del suo territorio, incerto e guardingo, stressato e coi nervi a fior di pelle alla stregua di un gatto finito a percorrere un suolo non famigliare, giudicato ostile se non proprio letale.

L'intervento, nella vita di Tito, di un nuovo vicino di casa, curioso, inopportuno e decisamente invadente, finirà per sconvolgere la vita abitudinaria di quello strano personaggio, fisicamente simile ad un vampiro barcollante, ma gli consentirà anche di riacquistare, con estrema cautela e gradualità, un rapporto più consono con un mondo esterno che si rivela molto meno ostile e nemico di quanto l'istinto del ragazzo era propenso a suggerirgli.

Tito, opera cinematografica sperimentale che è più una straordinaria performance, che un vero film, vive ed esiste grazie alla presenza, in regia come nelle vesti del protagonista (maschile), della straordinaria attrice indipendente Grace Glowicki (vista anche proprio in questo festival torinese anche nel riuscito Raf, di Harry Cepka), che si butta anima e corpo sul progetto, ed ancor più sul suo personaggio controverso e bizzarro, folle ed incontenibile. Una persona devastata da una brutalità che ormai è persino superfluo andare a sondare, ma in grado di nascondere tra le pieghe comportamentali tipiche di una personalità folle e senza controllo, una umanità violata ed aggredita che si dimostra forte come un macigno.

L'attrice entra nel personaggio in modo totale, quasi vittima di una mutazione fisica, sessuale che lascia sbigottiti, infischiandosene di correre il rischio di rimanere vittima di un macchiettismo che invece funziona e diviene la vera forza del piccolissimo progetto pieno di vita e di carattere.

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