Regia di Lars Klevberg vedi scheda film
Remake solo nominale di un titolo di culto, qui reso in versione supertecnologica e infantile. La bambola assassina versione 2019, anche se ben accolto dal pubblico, è uno dei tanti brutti e inguardabili horror per teenagers, imposti a forza -negli ultimi anni- dalle grandi case di distribuzione.
La bambola assassina (2019): locandina
Sul mercato la Kasland sta per lanciare la versione 2 di Buddi, una bambola supertecnologica in grado di apprendere e di connettersi con oggetti multimediali. Karen (Audrey Plaza), madre single e commessa in un centro commerciale, decide di regalare al figlio Andy, in occasione del sedicesimo compleanno, una versione difettosa (resa da un cliente) di Buddi. Andy si diletta a guardare, assieme alla bambola, alla quale ha dato nome Chucky, film tipo Non aprite quella porta 2, perciò quando dimostra il suo disprezzo per Shane (David Lewis) -compagno occasionale della madre- Chucky sa come muoversi, seguendo le istruzioni edificanti dei film horror.
La bambola assassina (2019): scena
I film horror del 2019, giunti nelle nostre sale, indicano una pericolosa tendenza alla vacuità delle storie, spesso circoscritte ad interpreti minorenni e -quindi- destinate a quel tipo di pubblico. Per la verità non è cosa nuova, essendo da sempre il genere appannaggio dei teenagers. Ci si riferisce ovviamente al cinema commerciale o mainstream, che le grandi case di distribuzione, monopolizzando l'opinione pubblica spesso con battage pubblicitari impressionanti, impongono quasi a forza.
La bambola assassina (2019): Gabriel Bateman
Chi ha pensato di produrre questo La bambola assassina, ha sfruttato principalmente il nome di un classico (quello diretto da Tom Holland), facendo credere trattarsi di un remake. Che di fatto non lo è proprio per niente. Là, ad esempio, era l'anima di un serial killer ad entrare (tramite formula di rito) in Chucky, e a sua volta il pupazzo era appunto una bambola. Qui invece ci troviamo di fronte ad un androide, più in debito con l'universo futuristico de Il mondo dei robot che non con il ben migliore film di Holland. Sofismi, potrebbe pensare qualcuno, ma che fanno la sua bella differenza. Più reboot, dunque, che remake. Comunque lo si voglia definire, resta un prodotto per un pubblico davvero in giovane età. Una favola adatta all'intera famiglia, ingiustamente spacciata per horror. Tyler Burton Smith, sceneggiatore di questa inaffrontabile roba, lavora su commissione, proprio come un automa, e scrive il plot di un chiassoso e insignificante blockbuster destinato all'altrettanto vuota regia di regime (leggasi anche convenzionale) di Lars Klevberg. Un cineasta che, nel corso dell'anno, è arrivato nelle nostre sale torturandoci ben due volte: qualche settimana prima con l'altrettanto brutto Polaroid. Sarà anche una questione di gusti, per carità, ma definire horror La bambola assassina equivale ad affermare che Totò interpretava film thriller. La cosa più impressionante del film è l'ottima accoglienza avuta al botteghino (guarda caso in USA), con un introito che ha superato i 14.000.000 di dollari nel primo week end di programmazione. E che ci toccherà quindi sopportare una inevitabile serie di seguiti con Chucky supertecnologico, è quasi cosa scontata.
"La mia prima bambola, di cui mi ricordo, mi fu regalata quando compii tre anni. Il suo vestitino da contadinella sapeva di canapa e di terra, il suo grembialino era rosso come un campo di trifoglio e la sua cuffietta aveva un orlo ricamato di pratoline. Divenne la confidente della mia infanzia. A lei raccontavo le mie pene e le mie esperienze, di cui i grandi non avevano un’idea. Lei invece comprendeva tutto." (Magda Von Hattingberg)
F.P. 03/11/2019 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 90'20")
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