Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Anche i geni del cinema come Martin Scorsese hanno i loro film "minori", è inevitabile. A pochi anni di distanza dal "Little Buddha" di Bernardo Bertolucci, che ugualmente fu accolto in maniera fredda, Scorsese ci propose questo "Kundun" che è una biografia del Dalai Lama Tenzyn Giatso, tuttora vivente, dalla sua infanzia fino al 1959, quando dovette fuggire dal Tibet per riparare in India. Basandosi su una sceneggiatura di Melissa Mathison, Scorsese propone un itinerario umano e spirituale di forte tensione emotiva che, però, è stato accusato dai più di "distanza" dalla materia trattata e di semplificazioni storiche inaccettabili, come la breve parentesi in cui appare Mao, ridotto a una caricatura un po' "Camp". A mio parere, se il confronto con le opere più dense e ispirate del regista resta ovviamente sfavorevole, il film però non è privo di motivi di interesse, dalla solitudine che comporta la predestinazione ad una vita di leader spirituale, con tutto ciò che comporta, al tema dell'intolleranza religiosa, di estrema attualità in questi giorni. E a livello di immagine Scorsese lascia sempre un tocco molto personale, a tratti forte, girando in Marocco con una fotografia di Roger Deakins che crea dei tableaux dall'effetto quasi onirico e che si possono definire visionari soprattutto nella parte finale della fuga in India, dove la musica elettronica di Philip Glass, davvero magistrale, strappa quell'emozione che molti critici sostengono sia del tutto assente dal film. Dunque opera minore ok, ma sempre da vedere e da considerare in un percorso artistico fra i più compiuti degli ultimi 50 anni.
Voto 7/10
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