Regia di Hal Burdick vedi scheda film
Low budget americano mal girato, senza stile e privo di coerenza narrativa. Dovrebbe, nelle intenzioni, essere un horror ma non smuove minimamente alcuna emozione, men che meno la paura.
Una famosa modella, Lake Lochland (Courtney Lakin), si trasferisce in un nuovo appartamento, evitando di inserire specchi nell'abitazione. Subito dopo la ragazza ospita il fratello Scott (Jeremy Kuhn), appena rilasciato da un istituto di recupero perché da piccolo ha ucciso entrambi i genitori. Parallelamente il fotografo Arny (Rory Boyd), dotato di una particolare macchina fotografica (la Voidfinder), sembra attratto da immagini di morte, filtrate inizialmente dall'obiettivo della camera, poi composte da reali omicidi, compiuti sotto l'influsso di un demone di nome Fraizer (Scott Smith-Pattison). E proprio questa entità malefica, menifestandosi attraverso gli specchi, in passato è stata responsabile del massacro in casa Lochland. Forse una pergamena, contenente un'arcaica formula ebraica, potrebbe esorcizzare la malvagia entità.
Inguardabile low budget (200.000 dollari, pochi ma gettati al vento) diretto da Hal Burdick, un regista che definire improvvisato, nel ruolo, è un enorme complimento. Anche se peggio Burdick fa come sceneggiatore, mettendo in scena una tale quantità di incongruenze da lasciare davvero di stucco. Non solo Shutter (titolo di lavorazione Voidfinder) sfrutta malamente una buona idea (già percorsa con ben altro risultato nell'ottimo Camera obscura) ma i protagonisti sono costretti a recitare in ruoli che non hanno alcuna continuità. Sembra quasi che il film sia stato girato con testi e trama "work in progress", adattando poi la storia alle pastrocchiate riprese.
Brutto, e molto, anche per la mediocre fotografia e per un metodo di ripresa davvero amatoriale, questo indefinibile Shutter difetta non solo nel ritmo (sembra quasi una telenovela brasiliana degli Anni '80!) ma anche per improvvisati effetti speciali, messi insieme con qualche filtro ottico e un paio di risibili effetti morphing. Un film lunghissimo (105 minuti), privo di tensione, senza alcuna sequenza spettacolare e con un plot confusionario e irrisolto (persino nel minaccioso finale, che allude -Dio ce ne scampi- ad un possibile sequel). Uno dei peggiori film italiani della serie Lucio Fulci presenta, al confronto, sembra il Quarto potere (1941) di Orson Welles. E pensare che non si tratta di un'opera prima, avendo Burdick esordito in regia nel 2012 con Lights out Rowan. La speranza, visto il bel risultato finale, è che sia perlomeno un'opera ultima, in grado cioè di suggerire un cambio di mestiere al responsabile di questo inguardabile titolo.
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