Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
“Comunque io - con questo documentario - io voglio dire quello che penso, senza però provocare gli spettatori di destra, che proprio non mi interessa. Senza nemmeno volerli convincere, non voglio convincere nessuno. Però senza nemmeno coccolare gli spettatori di sinistra, però voglio dire quello che penso! E come si fa in un documentario? E soprattutto: cosa penso?”
Marzo 1994: Silvio Berlusconi ha appena vinto le elezioni politiche alle quali si presentava da imprenditore outsider. Ma il suo governo dura ben poco, fortuna poco migliore spetta anche all'esecutivo di Lamberto Dini ed è così che gli italiani si preparano al voto per aprile del 1996, sommersi dalla campagna elettorale, insolitamente viziata dal conflitto di interessi che ben conosciamo e che appare così assurdo ad un giornalista francese.
Nanni Moretti osserva le dinamiche politiche, fra lo scetticismo e il vivo interesse, col proposito di fare un documentario incisivo, approfittando anche di un'ispirazione che proprio non vuole arrivare per fare quel musical che cova da tempo.
Ma nell'aprile del '96 è prevista anche la nascita del figlio suo e della compagna Silvia Nono, cosicché si verifichi un turbinoso incrocio fra la sua vita personale e la sua vita professionale, a sua volta intimamente connessa al mondo politico e al rispecchiarsi della sua persona nell'area politica d'appartenenza.
Sospeso fra documentario e finzione, “Aprile” è in prima analisi un prosieguo dello stile esplorato in “Caro diario”, non fosse altro per l'impostazione in forma di diario e per l'onnipresenza in scena di un Nanni Moretti ormai completamente se stesso sullo schermo. A distanza di ben cinque anni, si riallaccia al film precedente anche per una certa spensieratezza di fondo, per il giro solitario in Vespa, per quel vagheggiato progetto di un musical su un pasticcere trotskista.
“Aprile” è però un film pesantemente connotato dalla scena politica, già a partire dalle riflessioni su una destra pericolosamente riunitasi intorno alla figura di Berlusconi e su una sinistra (o centro-centrosinistra?) appiattita, senza parole, come D'Alema in un dibattito televisivo, a cui Moretti riserva la sua battuta ormai più celebre in assoluto. L'autore romano lascia un'impronta anche occupandosi brevemente dei fenomeni migratori, causanti la morte di centinaia di albanesi annegati al largo di Brindisi o di Otranto (già, negli anni '90 lo scenario era diverso da oggi).
Ma in “Aprile”, soprattutto nella seconda parte, è concentrato anche un Moretti più ironico, messo a nudo, quotidiano, contornato dalle partecipazioni della madre Agata Apicella, della compagna e del figlio Pietro; Moretti mostra una discontinua volontà di lasciarsi alle spalle, alla luce della stagione socio-politica delineatasi (purtroppo solo preambolo di un terribile quinquennio di Governo Berlusconi II, che portò Moretti ad essere protagonista dei movimenti dei girotondi nel 2002), l'acredine e il rigore della riflessione sul proprio essere di sinistra.
Ci sono anche le amichevoli comparsate di Silvio Orlando e di Daniele Luchetti, suo aiuto-regista in “La messa è finita” e di cui è doveroso ricordare una citazione: “Nanni Moretti è questo, uno che spesso racconta se stesso mentre sta raccontando se stesso”.
"Aprile" è un film molto breve, caruccio, ma che nel complesso non funziona perfettamente; con tutte le raffinazioni e le maturazioni del caso, la forma è tornata ad essere quella frammentaria degli esordi e il film, pur assolutamente non privo di ispirazione e intuizioni, si presenta come una raccolta di sketch. Geniali, tuttavia, la breve stoccata all'informazione fin troppo pluralista, riassunta in un gigantesco collage di articoli e trafiletti, la disquisizione sul nome da dare al figlio, quella "voglia di litigare" tutta propria di una inconcludente sinistra borghese.
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