Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Film dotato di una carica satirica lucidissima, tagliente, ad un’ideale metà strada tra la frontalità del documentario e l’artificio della fiction. Come “La grande scommessa” di Adam McKay, verrebbe da dire, ma più accessibile e – soprattutto – più divertente. In particolar modo grazie alla coppia Gary Oldman/Antonio Banderas, due simpaticissimi “wolf of wall street” gigioni e divertiti, che fin dai primi minuti rompono la quarta parete e spiegano allo spettatore – con interventi ricorrenti nel corso del film – dinamiche e retroscena del meccanismo, come un contro-manuale ironico e pop dello status quo finanziario a stelle e strisce. Attorno al corpus principale della vicenda (ovvero Meryl Streep, come sempre sublime), una costellazione di “interruzioni”, diramazioni ed episodi paralleli, in verità tutti adagiati su un filo conduttore e rientranti in uno specifico disegno, che emergerà solo alla fine in tutta la sua chiarezza.
Veramente ottima quest’ultima opera di Soderbergh, forse la sua migliore negli ultimi anni assieme a “Unsane”. Peccato solo che la sua distribuzione sia confinata a Netflix, quando il film meriterebbe invece la sala.
Basato sul libro “Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite” del giornalista Jake Bernstein, sullo scandalo dei Panama Papers (un fascicolo di oltre 11 milioni di documenti che contengono informazioni dettagliate su oltre duecentomila società offshore e relativi organigramma).
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