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Öndög

Regia di Wang Quanan vedi scheda film

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La recensione su Öndög

di alan smithee
7 stelle

CINEMA OLTRECONFINE
E' ormai l'imbrunire nelle sterminate vallate mongole che si estendono verso l'infinito, sormontate dal peso quasi imbarazzante di un cielo basso che pare in bilico e destinato a cadere sull'erba secca del prato infinito che sta sotto. Una macchina prosegue a tentoni a fari spianati, finché si arresta quando le luci fanno mergere la macabra sagoma di un bel corpo femminile nudo e leggermente rannicchiato su se stesso.
E' il cadavere di una sconosciuta. Due dei tre uomini devono tornare con la jeep al commissariato per far intervenire il medico legale, e per tale motivo il corpo è affidato alla custodia di un giovane agente appena diciottenne.

Per strada i due poliziotti incontrano una donna locale di mezza età che si sposta sopra il suo placido e corpulento cammello, e la incaricano di andare ad assistere il giovane poliziotto.
Tra i due, in quel campo senza fine sovrastato dal cielo più intenso mai visto, si sviluppa una condivisa attrazione sessuale che li spinge a consumare un rapporto liberatorio per il giovane uomo, e utile e scientemente premeditato per la donna, da tempo incalzata in famiglia a trovarsi un uomo per poter divenire finalmente madre.
L'indagine farà il suo seguito, e pur restando al centro di una vicenda in cui a far da protagonista è soprattutto il meraviglioso paesaggio mozzafiato della prateria mongola, diverrà un accessorio rispetto alle piccole singole storie che spingono avanti le esistenze dei personaggi coinvolti.

Dal regista cinese Wang Quanan, già Orso D'Oro a Berlino con l'acclamato Il matrimonio di Tuya, un film che torna tra i paesaggi puri e quasi incantati e senza tempo della steppa mongolica, e che ricorda, anche come storia, quel urga - territorio d'amore di Michalkov, incentrato pure quello su una storia di maternità problematica.
Un film visivamente affascinante, in cui l'incipit da thriller si disgrega senza creare imbarazzo nello spettatore, ben più avvinto dalla bellezza magnetica del paesaggio, che dalle incognite del mistero incentrato sul cadavere ritrovato.
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