Regia di Teona Strugar Mitevska vedi scheda film
Alla base del film, un’idea stimolante per mettere alla berlina dogmi e miti culturali e maschilisti. “Dio è donna” parla dell’arretratezza ideologica di uno specifico contesto socio-politico – quello dei paesi balcanici – e non pretende di farsi universale o globale a tutti i costi. Questo è un pregio, come lo è l’ironia tagliente e cattiva che ammanta tutta la prima parte. Più moralista e ricattatoria la seconda invece, con Petrunya presa a insulti e sputi in faccia in un girone infernale vorticoso, dove tutto precipita in maniera forse troppo eccessiva. Il racconto, ad ogni modo, ha vigore e spessore ed è serrato in una circoscrizione temporale che tiene le briglie di una tensione tutta morale. Parabola tragicomica (più tragica che comica) di una loser, “Dio è donna” alterna camera a mano (esterni) e piani fissi (interni), un primo tempo ironico a un secondo più serioso. In fondo, si tratta del racconto (femminile e fieramente femminista) di un’emancipazione, una battaglia contro il mondo condita con personaggi di contorno interessanti e ben delineati (uno su tutti, la giornalista).
Un film meno sfaccettato e penetrante di quanto vuole essere, ma comunque meritevole di visione.
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