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Gattaca. La porta dell'universo

Regia di Andrew Niccol vedi scheda film

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La recensione su Gattaca. La porta dell'universo

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Dramma psicologico mascherato da thriller, al centro di una società imbevuta di un controllo eugenetico degno del Big Brother Orwelliano. Questa la veloce descrizione di una pellicola con quasi tre decadi sulle spalle. Eravamo a marzo 1998 quando Gattaca, nome della struttura nella quale si svolgono le vicende del film, esordì sui grandi schermi della penisola.

 

Una pellicola dotata di un cast di alto profilo nel quale Jude Law e Ethan Hawke riescono a bilanciarsi alla perfezione. L'uno paralitico e alcolista e l'altro impostore per poter coronare un sogno che altrimenti gli sarebbe stato negato per nascita, ma non per meriti effettivi. Il supporting cast è all'altezza dei due protagonisti. Alan Arkin, nella parte di un detective scrupoloso, Uma Thurman, già signora Hawke, in quello di una collega di Vince Freeman, Tony Shalboub, in seguito ammirato nei panni dell'ipocondriaco detective Adrian Monk (Monk; 2002-2009) che si presta sia a spiegare a Vincent come sia possibile imbrogliare un sistema costruito per privilegiare i nati in vitro a discapito delle imperfezioni di 'tutti gli altri', ma anche a sottoporlo ad alcune operazioni necessarie per passare inosservato ai controlli successivi.

 

Il neozelandese Adrian Niccol, fino a quel momento noto per aver diretto numerosi spot pubblicitari, pensa, scrive e dirige una pellicola fantascientifica vecchio stampo. In bilico fra Blade Runner (id.; 1982), causa la voce fuori campo, le investigazioni in stile pulp e quella ricerca dell'intruso. Che questa volta non è un replicante ma un umano, e per questo imperfetto. E un Episodio di Black Mirror (id.; 2011-in produzione) per la deriva della società nella quale sono immerse le vicende. Vero crocevia sul senso di perfetta imperfezione alla quale è abdicato il buon senso generale che desidera la salute dei nascituri, che non devono avere difetti seppur minimi, come la miopia; rispetto alla procreazione vecchia maniera, vista come creatrice di essere malati e per questo immolati sull’altare di una vita personale e professionale migliore e che è loro vietata.


Un finale conciliante e una caccia all'uomo troppo tirata per le lunghe, sporcano una pellicola nata sotto la migliore stella e dotata di eccellenti performer. Capace di aprire numerosi spunti di riflessione sulla derive dei tempi attuali.

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