Regia di Jirí Barta vedi scheda film
La descrizione perfetta del presagio di morte...
Non so ancora come scrivere di quest'opera monumentale. Jiri Barta rappresenta l'autore che, come nessun altro, ha saputo unire negli anni 80a e 90a la scuola d'animazione cecoslovacca della puppet animation del luminare Jiri Trnka alla visionaria pixilation surreale di Jan Svankmajer. I suoi lavori, prima legati alla sperimentazione registica tramite il semplice passo-uno, poi espressi da The Vanished World of Gloves (1982) in poi attraverso le più disparate tecniche di marionettismo applicate alla stop-motion, hanno saputo reinventare l'immaginario espressionista del cinema d'animazione europeo, un medium che negli anni 30a - dopo le prime avveniristiche sperimentazioni dell'animazione astratta di Hans Ritcher, Ruttmann, Koch, Berthold Bartosch, Oskar Fischinger e ovviamente di Lotte Reiniger - era stato brutalmente fermato dal regime nazista in Germania.
Proviamo a fare un passo indietro, dall'avvento del capolavoro Le Avventure del Principe Achmed (1926) alle creazioni di Bartosch.
Il cinema classico e il cinema d'animazione condividono di base lo stesso principio formale, ovvero il passo-uno, ma se il primo affonda le sue radici nella fotografia, legandosi perciò a un'estetica realistica, il secondo, che trae origine dalle ben più antiche arti figurative e da quelle illusorie, può esplorare più agevolmente il mondo dell'immaginario e della fantasia. L'animazione, dai primi del Novecento agli anni '20, rappresenta un ampio campo di sperimentazione linguistica nel settore del cinema, in quanto, soprattutto in Europa dove lo stile animato non diventa una industria e, dunque, rimane in mano agli artisti, l'abilità di saper animare rappresenta inizialmente il solo modo per poter realizzare sia effetti visivi, sia effetti speciali, chiamati semplicemente tricks all'inizio della storia della "settima arte". Assieme ai fratelli Fleischer, i registi d'avanguardia tedeschi Hans Richter, Viking Eggeling e Walter Ruttmann si interessano, per esempio, al sincronismo tra musica e immagini, ispirando e aiutando il visionario Oskar Fischinger nella realizzazione di innovazioni tecnologiche e specialistiche nei campi della fotografia, dell'effettistica speciale e dell'animazione sperimentale. Tra gli strumenti pionieristici creati da Fischinger, visionario scienziato dell'arte cinematografica, "l'apparato Fischinger" rappresenta il dispositivo più importante inventato negli anni '20.
Questo strumento consiste in una sorta di stilo sincronizzato a una macchina da presa munita di lama circolare. La lama ruota su sé stessa e, a ogni giro compiuto, taglia di netto una sezione molto sottile di un blocco ceroso multicolore. La macchina riprende in stop-motion (passo-uno) la superficie del blocco dopo ciascun taglio e, in questo modo, sulla pellicola filmata comincia a generarsi una particolare colorazione psichedelica.
Lo sviluppo dell'astrattismo cinematografico tedesco di Ruttmann, Richter e Fischinger - stile che per primo nella storia del cinema rende importante l'effettistica - fa emergere una nuova tecnica d'animazione in stop-motion chiamata silhouette animation, un'arte artigianale e che si sviluppa alla fine degli anni '10 in Germania con Lotte Reiniger e che si estende, intorno alla metà degli anni '20, in Giappone grazie a Noburo Ofuji. Questa tecnica consiste nel fare muovere, tramite la regola fondamentale del passo-uno, strutture nere di cartone e di metallo su più lastre di vetro. L'espressione silhouette indica la riproduzione grafica bidimensionale del contorno di un oggetto, di una persona o di ogni altra figura rappresentabile. L'animazione, quindi, in questo caso avviene attraverso il movimento che si genera tra lo sfondo e i lineamenti delle conformazioni costruite. Con questo stile, nel 1926 la regista Lotte Reiniger crea assieme al marito Carl Koch, a Walter Ruttmann e a Berthold Bartosch quello che ancora oggi viene considerato il primo lungometraggio animato della storia del cinema, ovvero Le Avventure del Principe Achmed. Seguendo i parametri sperimentali del cinema astratto, gli effetti speciali del film - composto da circa 300.000 singole inquadrature - vengono ottenuti in gran parte grazie alla sovrapposizione di tre lastre di vetro poste sul background del progetto. Per poter filmare il setting, l'animatrice tedesca inventa il "tavolo multipiano", dispositivo che permette di porre la macchina da presa in alto rispetto al suo piano d'appoggio e, dunque, di riprendere verticalmente tutte le lastre in una sola volta, donando così profondità di campo alle varie silhouettes. Per la fotografia dell'opera, invece, viene impiegato "l'apparato Fischinger". La trama de Le Avventure del Principe Achmed è divisa in cinque capitoli, ognuno dei quali riprende alcuni racconti da Le Mille e Una Notte (900 d.C./1400 d.C.). L'animatrice tedesca, ispirata soprattutto al Wayang Kullit, decide di ricreare l'universo narrativo del capolavoro letterario orientale curando ambientazioni e dinamicità degli elementi in scena nei minimi dettagli tecnici. Ancora oggi, infatti, il film della Reiniger rappresenta una delle opere massime dell'animazione e, assieme a Krysar (1985) e a The Nightmare Before Christmas (1993), il progetto più ambizioso della storia del cinema in stop-motion.
Grazie ai meravigliosi effetti artigianali, il lungometraggio scorre sempre come poesia visiva, come arte avveniristica espressionista resa ancor più affascinante dall'incantevole colonna sonora originale di Wolfgang Zeller (Vampyr di Carl Theodor Dreyer, L'Atlantide di Georg Wilhelm Pabst), componimento che tuttavia - nella versione restaurata del film - si può ascoltare solamente in parte. Ne Le Avventure del Principe Achmed, infatti, la musica rende l'immagine ancora più viva e il movimento delle animazioni, quando sincronizzato con l'impianto sonoro, ancora più preciso e meticolosamente ricostruito tramite il montaggio analogico dei singoli fotogrammi. Essendo un film muto, ogni sfumatura di colore, ogni cambio di scenografia, ogni diversa posa dei personaggi risalta il lato espressivo della messa in scena, un teatro d'avanguardia che la musica di Zeller riesce ad accompagnare in maniera naturale ed elegante. Le varie e sorprendenti mutazioni stilistiche supervisionate dalla Reiniger si strutturano nel corso dell'opera e creano, per ben sessantacinque minuti, un ricercato spettacolo di ombre e di notevoli sperimentazioni tecniche. Il prodotto finale risulta tuttora uno dei migliori film del cinema espressionista tedesco e solo Fantasia della Walt Disney Productions saprà rappresentare, nel 1940, un capolavoro artistico e di ingegno audio-visivo simile durante i primi cinquant'anni della storia dell'animazione.
E ora parliamo un attimo di The Idea (1932) di Berthold Bartosch.
L'Idée è un mediometraggio animato allegorico di Berthold Bartosch, basato sulla wordless novel omonima del 1920 dell'artista fiammingo Frans Masereel. La protagonista è una donna senza veli che rappresenta l'idea di un pensatore. Mentre la ragazza vaga nel mondo, le autorità spaventate cercano invano di coprire la sua nudità. Un uomo la difende e per questa ragione viene successivamente giustiziato. La violenta repressione eseguita dai rappresentanti del potere si dovrà dunque confrontare con la rivoluzione sociale ispirata dalla protagonista e dal coraggio del salvatore. Bartosch (che aveva già lavorato con Lotte Reiniger) trascorre due anni ad animare il film, inizialmente in collaborazione con Masereel. Il regista utilizza tecniche complesse con più livelli di immagine sovrapposti per poter creare un'opera breve estremamente dettagliata. Il mediometraggio presenta, inoltre, una soundtrack del compositore svizzero Arthur Honegger eseguita con le ondes Martenot. Si tratta forse della prima colonna sonora elettronica della storia del cinema.
La versione sonora del film incontra un pubblico ricettivo in Europa, sebbene la sua distribuzione venga presto limitata a causa della censura, la quale condanna i temi socialisti trattati dal regista. Infatti, nonostante le obiezioni della stampa, i nazisti sopprimono l'opera in Germania insieme ad altri lavori di Masereel, facendoli dunque cadere presto nell'oblio della memoria comune. Bartosch realizzerà negli anni successivi una serie di corti pubblicitari animati, tentando in seguito di produrre un lungometraggio animato a colori contro la guerra chiamato Saint Francis: Dreams and Nightmares. Il progetto verrà purtroppo abbandonato quando lui e la moglie fuggiranno da Parigi, loro dimora momentanea, per riuscire a scampare ai nazisti entrati nel frattempo nella capitale francese. Le porzioni completate del film d'animazione scompariranno durante l'occupazione tedesca della città.
Manuale - Capitolo 3.1: dal bianco/nero al colore (1932/1935) | daelaranimation.com
Bene. Con questo incipit raccolto dal mio sito, torniamo adesso a parlare del cinema di Barta.
Dopo aver pubblicato il suo primo capo d'opera The Vanished World of Gloves, un resoconto della storia del cinema preferita dal regista, da Bunuel a Fellini, da Buster Keaton a Carpenter, Jiri Barta cerca di portare sul grande schermo un film che riporti in auge gli studios dell'ormai defunto pioniere della puppet animation Jiri Trnka (morto nel 1969). La casa di produzione del leggendario regista, denominato negli USA "il Walt Disney dell'Est Europa", è ancora attiva e realizza corti e lungometraggi in stop-motion per conto della casa di distribuzione nazionale della Cecoslovacchia, ancora sotto la pesante influenza politica dell'URSS e dunque fortemente improntata alla produzione di materiale figurativo o innocuo, o lirico ma il più apolitico possibile. Come Trnka negli anni 60a (si pensi al cortometraggio capolavoro Ruka/The Hand del 1965) Barta è un forte oppositore del regime e in ogni sua produzione cerca di inserire sotto-testi dissacranti per esprimere il suo dissenso contro il totalitarismo. Il soggetto sul quale vuole lavorare è una fiaba risaputa in Cecoslovacchia come in tutta Europa, ovvero "Il Pifferaio Magico", racconto che per quanto allegorico di sicuro non reca disturbo a chi potrebbe alzare il dito contro le idee del regista.
Jiri Barta decide di produrre la sua interpretazione della fiaba rivangando nel puro cinema espressionista tedesco, non solo animato, e di dare vita e voce al progetto più ambizioso che il cinema d'animazione cecoslovacco abbia mai realizzato. Nasce dunque Krysar (o The Pied Piper), opera massima della puppet animation e uno dei massimi vertici registici e artistici dell'arte animata più in generale. La visione di Barta si radica in un universo gotico e grottesco, putrescente e marcio come risultano essere già dai primi minuti di visione tutti i personaggi messi in scena. Le marionette utilizzate per il film sono in parte meccaniche, dunque svolgono azioni ripetute, incessanti e sterili fino a che qualcosa o le turba, o le distrae. La città pullula di persone. L'avidità caratterizza ogni abitante, dall'umile al nobile, e sia per il pane che per un pezzo di stoffa le contrattazioni finiscono sempre in accesi litigi e sfoghi d'ira infuocati. In questo ambiente nascono, crescono e prosperano i ratti, animali che attirati dal cibo, dallo sporco e dalle ricchezze che gli umani tentano in tutti i modi di custodire imperversano per le strade e sotto le case della città. Le persone, mano a mano che si accorgono di essere infestate, si disperano e cercano di salvare i propri beni, ferendo e umiliando il prossimo senza remore.
Dopo il primo giorno di caos, all'orizzonte si sta muovendo un uomo dalla faccia seriosa, scavata e truce, che con un flauto in mano marcia verso il villaggio ormai a pezzi e appestato. Quando il viandante arriva a corte, il consiglio gli intima di aiutare loro e i poveri cittadini scacciando e uccidendo i ratti in cambio di mille monete. L'uomo allora esegue e tramite un silibo di flauto ammalia e ratti e li fa suicidare tutti dalle mura esterne del paese. Quando rientra a corte però, il consiglio lo umilia e lo manda via ridendo, dandogli come ricompensa un bottone bucato. Il viandante, scosso e agitato, si allontana dalla corte e quando sta per uscire dai cancelli della città assiste ad un ultima scena ributtante. Una povera ragazza quella notte è stata brutalmente prima stuprata e poi assassinata proprio da un membro del consiglio, che sicuro di averla come concubina dato il suo oro era venuto a casa sua scortato da due guardie armate. L'uomo non crede ai suoi occhi e decide dunque di vendicare sia l'umiliazione, sia la povera ragazza.
All'alba, il suo flauto suona una melodia sinistra e atonale che riduce tutti i cittadini in topi e, ammaliandoli lungo le strade della città al suo risveglio, fa suicidare tutti i cittadini come aveva fatto il giorno prima con i ratti. Nel paese ora si sente solo il pianto di un neonato, ma sarà accudito da un pescatore che, appena fuori dalla città, aveva assistito alle azioni del viandante.
Se nella visione di Barta la speranza esiste, di certo il contraltare nichilista e fortemente pessimista riguardo la vera natura dell'essere umano rende la sua versione de Il Pifferaio Magico un racconto macabro, scenograficamente straordinario quanto precursore di tutte le opere che, da The Nightmare Before Christmas in poi, metteranno in scena opere gotiche realizzate in stop-motion. La regia di Barta rasenta la perfezione stilistica, ragiona sullo spazio e sul dinamismo scenico come mai nessuno prima era riuscito ad attuare e a esprimere nella puppet animation. Tutto è tanto vivo quanto marcescente e deteriorato - sia nell'animo che nell'aspetto - e artisticamente l'espressionismo più iconico de Il Gabinetto del Dottor Caligari (1920) viene direttamente costruito attraverso ambientazioni artigianali di una bellezza quasi inverosimile. Sono molti i rimandi pittorici che inscena Barta, dalle dame di Modigliani agli incubi di Goya, dalle corporature deformate di Schiele alle derive post-impressioniste di Van Gogh. Oltre a ciò, anche la musica si prende un posto d'onore nella messinscena complessiva. La colonna sonora composta dall'artista d'avanguardia Michael Kocab fonde la classica moderna dirompente di Stravinsky a rumori dronici e sferzate metalliche derivanti dal noise rock più acido e logorroico, e tutta la baraonda che accompagna la visione accentua l'atmosfera da incubo di questo capolavoro assoluto dell'animazione europea e mondiale. Non sono ancora sicuro se questo sia effettivamente il miglior film d'animazione mai creato, ma ci siamo dannatamente vicini...
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