Regia di Giuseppe Recchia vedi scheda film
Riduzione comica in chiave musicale, per il piccolo schermo, del classico di Dumas.
Due ore e mezza di durata in totale, suddivise in due puntate da trasmettere in prima serata, ma sembrano (almeno) dieci volte tanto: l’operazione è ambiziosa, certo, e si può chiudere un occhio su tante imprecisioni o brutture, ma difficilmente potrebbe dirsi riuscita o perlomeno accattivante. Perché durante questa scombiccherata versione de I tre moschettieri i momenti in cui si sorride sono decisamente meno di quelli in cui si prova imbarazzo; i testi delle canzoni riadattate per l’occasione – tentando di emulare i lavori del Quartetto Cetra per la Rai, un quarto di secolo prima – sono per lo più abbozzati e mal assortiti, mentre il solo mestiere di un cast pur valido di guitti, vallette tv e presentatori non può colmare le tante, troppe lacune della sceneggiatura (Piero Ameli, Salvatore De Pasquale e Massimo Dorati). C’è di buono lo spirito goliardico che sta alla base dell’opera, orientata oltretutto a fare da megaspottone interno per le reti Fininvest (la futura Mediaset) con il coinvolgimento di nomi di primo piano del calibro di Marco Columbro, Gerry Scotti, Francesco Salvi, Franco Oppini, Iva Zanicchi, Maurizio Seymandi, Gianina Facio, Giorgio Bracardi, Pamela Prati, Teo Teocoli, Cino Tortorella (nei panni del mago Zurlì, naturalmente), Federico l’olandese volante, Sergio Vastano, Marina Morgan, Umberto Smaila, Enzo Braschi, Enrico Beruschi, Margherita Fumero e Claudio Lippi, con un cameo riservato a Mike Bongiorno. Il ritmo è discreto e forse l’idea meglio riuscita è quella dell’inserimento volontario e sfacciato dei momenti pubblicitari all’interno della storia; doverosa infine la scelta di affidare la regia a Beppe Recchia, in quel momento il nome di riferimento per il varietà di Canale 5. 3,5/10.
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