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I tre moschettieri

Regia di Giuseppe Recchia vedi scheda film

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La recensione su I tre moschettieri

di Marco Poggi
5 stelle

Sulla falsariga della Biblioteca di Studio uno, una commedia musicale sui moschettieri con i divi più in voga della tv italiana degli anni '80/90. Il risultato è un mix di scene pecorecce e pezzi musicali riarrangiati, che recupera nel cast pure i dimenticati Franco Oppini e Mauro di Francesco come sgherri del cardinale di Vastano.

Sulla falsariga della "BIBLIOTECA  DI STUDIO UNO", una commedia musicale sui moschettieri di Alexandre Dumas con i divi più in voga della tv italiana degli anni '80/90. Il risultato è un mix di scene pecorecce e pezzi musicali riarrangiati ("contribuiscono" anche Vasco Rossi, Lucio Dalla, Tullio de Piscopo, Renzo Arbore, Edoardo Vianello, il Quartetto Cetra, e il Sergio Endrigo di "CI VUOLE UN FIORE"), che recupera nel cast pure i dimenticati dalla tv e dal cinema Franco Oppini (un conte di Rochefort che di continuo si mette e si toglie la benda da cattivo) e Mauro di Francesco (il capo delle guardie del cardinale Jussac, che finge di far coppia con il Diego Abantuono terrunciello - che qui non c'è -) agli ordini del cardinale Richelieu di Sergio Vastano, nell'era in cui, ahimé, aveva abbandonato lo studente calabrese della Bocconi, per imitare il compianto presentatore ed ex-comico romano Gianfranco Funari (comunque simpatiche le sue versioni di "ANDAMENTO LENTO" e "ATTENTI AL LUPO"). Pamela Prati è una polposa Costanza Bonacieux, introdotta da "LA FILANDA" di Milva  ma lo è anche la signorina buonasera Marina Morgan/Milady (scelta eccentrica per la dark lady di Alexandre Dumas, perché di migliori sostitute ce ne erano a bizzeffe fra le donne d'avanspettacolo dei primi anni'90 - si pensi a Alba Parietti, ad esempio -, ma  a quei tempi la Morgan era nel suo momento tv più sexy, dove si prendeva simpaticamente in giro, indossando varipinte parrucche).. Marco Columbro/d'Artagnan sembra divertirsi fra balletti sexy e doppi sensi, ma solo perché il tutto sembra un enorme sketch della sua "BUONA DOMENICA". Teo Teocoli, col suo Aramis, non si discosta troppo dai suoi, per me, isterici ed antipatici personaggi tv e nemmeno il Francesco Salvi prima maniera (l'indimenticabile e simpatico cabaratterista e cantante demenziale) mi convince come Athos (visto che la storia va oltre l'intrigo della collana della regina Anna, ma si sofferma anche su Milady e il suo perverso passato). Solo il Portos di Gerry Scotti mi sembra divertente, specie quando intona "VOGLIO UNA TROTA, MA SALMONATA" su musiche di Vasco. Non male nemmeno l'eccentrico Giorgio Bracardi come duca di Buckingham che corteggia la regina Iva Zanicchi che tradisce il pacioso e sghignazzate re di Umberto Smaila (all'epoca noto non tanto per esserre uno dei membri dei "Gatti di Vicolo Miracoli", ma come presentatore della  piccante trasmissionne "COLPO GROSSO" che andava su Italia 7), ma il picco del trash lo raggiunge Maurizio Seymandi, all''epoca noto presentatore di "SUPERCLASSIFICA SHOW" nel ruolo di un vizioso signor Bonacieux, che costringe la "moglie" Costanza di Pamela Prati a fare l'amore con lui una volta a settimana e "graffia" i Cetra cantando stonato "SONO UN VECCHIO PORCO NELLA SCALA" . Si eccede nella pubblicità non occulta di una nota biibita analcolica (il Crodino), mentre il più compito di tutto il cast risulta essere il narratore Claudio Lippi. Come sono lontani i sobri ma divertenti musical del Quartetto Cetra; questi moschettieri canterini anni'90 sono l'apotesi della tv di "DRIVE IN" , dove abbondano ballerine vestite da cameriere succinte e scosciate e dove i moschettieri sono fin troppo descrittii come dei frequentatori da taverna. Trashone di una tv commerciale d'altri tempi che, incredibile, ma vero, qualcuno rimpiange rispetto a quella di oggi, perché spinge su quel volgarotto e pecoreccio che oggi è, come direbbe il Piero Pélù dei "Litfiba", proibito.  

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