Regia di Larry Clark vedi scheda film
A Marfa, paesino nel sud del Texas, gli adolescenti Adam e Inez sono genitori loro malgrado di un piccolo affidato principalmente alle cure della nonna paterna, in casa della quale vivono tutti; Adam, accusato di passare il tempo fra skate e canne, trova lavoro in un cantiere. Inez però, per ripicca, se la fa con Miguel, appena uscito di galera.
Marfa girl 2 non è un semplice sequel, questo va riconosciuto: per una volta Larry Clark tenta di inserire in un suo film elementi di pura fiction, meramente descrittivi, caratterizzazioni leggermente più profonde del solito che concedono ai personaggi una dimensione più realistica; non è insomma l’ennesima storia di sesso, sballo, skate, musica rock e trasgressione finalizzata essenzialmente a descrivere la decadenza dei costumi dell’adolescenza a stelle e strisce nel totale menefreghismo della generazione dei genitori. O, per lo meno, non è soltanto questo: Marfa girl 2, tanto per essere chiari, non arriva all’ora e un quarto di durata e probabilmente tolte le scene di sesso arriverebbe alla metà; l’estetizzazione estrema tipica di Clark, proveniente d’altronde dalla fotografia, è anche qui ben salda al comando delle operazioni e gli attori (quasi tutti confermati dal cast di Marfa girl del 2012) sono esclusivamente giovani dalle fattezze di fotomodelli. In definitiva il film è un piccolo passo avanti in un senso, ma un grosso passo indietro in molti altri, a cominciare dalla ripetitività del lavoro nei confronti della precedente produzione del cineasta americano e, se si vuol essere un po’ cinici, anche rispetto ai suoi stessi contenuti. Altro punto poco chiaro è la sottotrama della Marfa girl in carne e ossa (un personaggio senza nome) che nel primo quarto d’ora del film sembra la reale protagonista – cosa che avrebbe pure senso, dato il titolo – per poi ricomparire verso la metà della storia nel dialogo più lungo dell’opera (che però non risolve granchè in termini logici) e nel finale, ma solo per dare una conclusione posticcia, forzata alla trama. Clark, anche sceneggiatore, ha avuto le idee più chiare altrove. 3,5/10.
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