Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Interminabile dramma antirazzista. Non basta la buona tecnica per salvare il film dalla noia totale.
Steven Spielberg è sempre stato un regista con vari intenti, tra cui il principale è di sicuro di compiacere il pubblico vasto (anche in massa corporea) di americani con film che sono classici per famigliole e dei seriosi (o presunti tali) filmoni patriottici.
Tutto ciò ha reso questo regista molto amato dal pubblico, nonostante la qualità dei suoi film, non sempre per colpa sua però, sia talvolta altalenante. I citati filmoni patriottici talvolta riescono bene, vedi Il ponte delle spie, ma talvolta mancano il bersaglio, e l'esempio perfetto è Amistad.
Film che parte con delle ottime premesse, cast di tutto rispetto, con al timone Anthony Hopkins e Morgan Freeman e ai remi vari comprimari validi, una regia degna di Spielberg, con un'ottima fotografia, e il tema della ribellione dei neri dallo sviluppo potenzialmente interessante.
Purtroppo, dopo una partenza promettente, il film scivola nel binario della retorica più pallosa possibile. La vicenda viene tirata per le lunghe e quasi spinta nella gola dello spettatore, con dei dialoghi molto prolissi ed uno scioglimento banale.
La parte finale è davvero insostenibile e il film finisce per deludere le aspettative.
Tra i peggiori del buon vecchio Spielberg.
Voto: 4,5/10.
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