Regia di David Fincher vedi scheda film
Volenti o nolenti, le aspettative condizionano le valutazioni, in positivo così come in negativo. Dunque, se siamo preparati al peggio, possiamo anche gioire per poco. Invece, se ci apprestiamo ad assistere a un prodotto che attendiamo da tempo, che aspettiamo con trepidazione, la delusione potrebbe affiorare più di quanto non dovrebbe.
Con Seven, David Fincher ha lasciato un segno indelebile nel cinema degli anni novanta, sia per l’enorme successo di pubblico, sia per le critiche entusiasmanti che lo hanno – giustamente – accompagnato e inneggiato.
Diciamolo subito, senza nasconderci dietro a mezzi termini. The game – Nessuna regola non è minimamente accessoriato dell’equipaggiamento per reggere il confronto con il suo predecessore, ma non è nemmeno quel disastro che venne denunciato al tempo della sua uscita in sala. In pratica, tra carenze piuttosto evidenti e argomentazioni futuribili tutt’altro che tralasciabili, ha quanto serve per far discutere, per meritare un’occasione, se non altro per disporre di una visuale complessiva su uno dei cineasti più influenti degli ultimi trent’anni.
La vita di Nicholas Van Orton (Michael Douglas – Wall Street), un miliardario maniaco del controllo, procede senza incappare in un minimo sussulto fin quando Conrad (Sean Penn – Mystic river), il suo irrequieto fratello minore, gli regala la partecipazione a un fantomatico gioco di ruolo.
Dopo un’iniziale riluttanza, Nicholas accetta di parteciparvi e finisce invischiato in una vicenda che lo mette in pericolo. Insieme a Christine (Deborah Kara Unger - Crash), una presunta cameriera di cui non sa se potersi fidare fino in fondo, cercherà di salvarsi la pelle, impossibilitato dal comprendere dove sia collocato il confine tra realtà e finzione.
The game – Nessuna regola è una pellicola controversa, (dis)persa nel tempo (nessuno sente la necessità di tirarlo in ballo) sebbene non sia cestinabile a cuor leggero, non solo poiché ascrivibile a David Fincher, uno dei principali autori contemporanei. Infatti, trabocca di aspetti significativi, per quanto gli indicatori siano direzionati su ottiche divergenti.
L’assunto teorico è di assoluta rilevanza. Entra e scuote dal torpore la torre d’avorio di un miliardario annoiato, lo mette sotto scacco, si riduce a discorrere di sfizi, pone – e sollecita - un dubbio, ridicolizza chi si sente invincibile, lo mette a nudo ricorrendo a manipolazioni sostenute, che aprono squarci da valutare dentro/fuori lo schermo.
Al contrario, l’esposizione lascia parecchio a desiderare. Presenta delle smagliature nella verosimiglianza e non vanta geometrie particolarmente precise, rendendo più difficoltosa del preventivabile la sostenibilità della continuità narrativa.
Più in generale, The game – Nessuna regola assume valore inserito all’internodi un discorso più ampio, che (pre)vede una supervisione dall’alto, tale da condizionare la vita di chiunque, facendo perdere ogni sicurezza, fino a creare manie di persecuzioni.
Infine, la scelta di Michael Douglas nel ruolo di protagonista è pienamente ripagata, proprio per come ai tempi era un emblema riconoscibile dell’uomo risoluto costretto a confrontarsi con una prova inattesa (Attrazione fatale, Rivelazioni). In proporzione, lo stesso discorso vale per l’avvenente Deborah Kara Unger e lo schizzato Sean Penn, due ottime spalle che si devono accontentare di rimpinguare spazi marginali.
In definitiva, nonostante apra la strada a molteplici considerazioni, The game – Nessuna regola lascia l’amaro in bocca e rimane un film minore nella filmografia di David Fincher. La sua matrice a puzzle ha sulla carta un potenziale considerevole, ma poi l’esecuzione appare in più casi carente, per non dire svogliata. Alimenta i sospetti però non conquista una manifesta superiorità, valorizza il buio della notte tuttavia arranca nella manovra, destabilizza al pensiero di quanto possa muoversi oltre la superficie che ci è concesso constatare ma poi la montatura/macchinazione non acquisisce uno spessore sufficiente per conferire un indiscutibile e definitivo vigore al meccanismo.
Reattivo e stordente.
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