Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film
Tre episodi per raccontare l'abiezione umana.
Il primo riguarda Paletta, lo scemo di un piccolo paesino, sempre vessato e deriso da tutti, che decide di dar sfogo ai propri istinti sessuali senza porsi alcun freno; il secondo riguarda Fefè, un omosessuale che teme di presentarsi al letto di morte del suo compagno perché teme le reazioni da benpensante del fratello; il terzo riguarda Totò, un Messia anziano e sboccacciato, che involontariamente - resuscitando Lazzaro - si mette contro il locale boss mafioso.
Il mondo di Ciprì e Maresco è un concentrato di bianco e nero sottoesposto, solcato di macerie, sporcizia, ratti e povertà, materiale e morale.
L'uomo è rappresentato in preda ai suoi istinti primordiali, la fame la sete e il bisogno di copulare, senza alcuna concessione alla speranza. Si è persa ogni continuità con l'Uomo Rinascimentale, quello che sfida con la sua sapienza e la sua capacità perfino il Dio del Medioevo.
Ma non siamo ritornati al Medio Evo, anzi assistiamo a qualcosa di più forte, apocalittico o forse addirittura post-apocalittico: il grottesco funge da matrice per eseguire accostamenti paradossali ed esasperati, mai equilibrati, che intendono ribadire come la rovina sia dappertutto, partendo dall'ambito ambientale, ma arrivando a coinvolgere i rapporti degli uomini fra di loro e fra l'uomo e la natura.
I Registi sanno che così facendo sfiorano la volgarità palese, ma il loro obiettivo è tutt'altro rispetto alla blasfemia gratuita.
Totò che visse due volte è ambientato in una Sicilia senza Dio e senza civiltà e mostra una razza umana ormai ridottasi allo stato brado, fino ad arrivare al più totale sudiciume intellettuale e fisico, condizionato dai principali vizi umani: bramosia personale, denaro e potere.
Non è un film comodo e non allieta lo spettatore con le ingiurie verbali, gli attori di scadente presenza fisica, scene violente (sempre però lasciate all'immaginazione, ma di grande impatto), l'assenza di qualunque presenza femminile fra gli interpreti (come si faceva nel nel mondo teatrale fino al Medio Evo). Però è un film che fa riflettere, ha un costo bassissimo e non vuole inseguire il gusto del pubblico, anzi semmai "formarlo".
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