Regia di Alberto De Martino vedi scheda film
Quarto secolo avanti Cristo: Rabirio, tiranno di Sidone, manda inopinatamente in galera Axel. Questi viene però scarcerato con un blitz dal fratello Leslio e da un commando di cinque galeotti. I sette ora puntano al palazzo di Rabirio, dove è rinchiusa la donna di Leslio.
Alberto De Martino è stato un rispettabilissimo mestierante del cinema di genere nostrano; come per tanti colleghi, la sua carriera è cominciata nel segno del sandalone, film storico antico/mitologico con trama basata sul più classico dei torti da riparare, con sottotrama rosa e inevitabile lieto fine. Questo era il tipico prodotto di ampio consumo, poca spesa e molta resa, che le sale provinciali del Belpaese dispensavano in continuazione fra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta; per De Martino Gli invincibili sette è la quarta regia in tre anni, sempre nel medesimo filone, e non sarà neppure l’ultima di tale risma poiché seguiranno in rapida serie Il trionfo di Ercole e La rivolta dei sette, prima di decretare la fine dell’era di questo tipo di pellicole e sconfinare quindi nei territori altrettanto prolifici e redditizi dello spy movie e dello spaghetti western. Certo, al di là di un buon artigianato e di competenze valide, poco rimane da salvare in una storia così superficiale e dall’andamento prevedibile (sceneggiatura del regista e di Sandro Continenza), che fonda il suo appeal su sentimenti facili – il senso di rivincita, la storia d’amore interrotta e ricomposta – e una manciata di scene d’azione. Attori: Massimo Serato, Tony Russel, Livio Lorenzon, Gerard Tichy, Helga Linè, Renato Baldini e Cris Huerta; cast artistico e tecnico alternano soprattutto nomi italiani e spagnoli nel segno della coproduzione fra i due Paesi, un altro classico di quegli anni. 3/10.
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