Trama
Il regista Elia Suleiman lascia la Palestina per andare alla ricerca di una patria alternativa. Per quanto lontano viaggi, incontra sempre qualcosa che gli ricorda casa: polizia, controlli alle frontiere e razzismo si nascondono dietro ogni angolo a qualsiasi latitudine. Sebbene provi a integrarsi in una nuova società e a cancellare le tracce della sua nazionalità, tutti gli ricordano costantemente da dove viene. Ciò lo spinge a porsi una fondamentale domanda: quale posto possiamo veramente chiamare casa?
Approfondimento
IL PARADISO PROBABILMENTE: IL MONDO COME UN MICROCOSMO DELLA PALESTINA
Diretto e sceneggiato da Elia Suleiman, Il paradiso probabilmente racconta la storia di ES, un uomo che è scappato dalla Palestina alla ricerca di una nuova patria, prima di rendersi conto che il Paese d'origine continua a perseguitarlo come se fosse un'ombra. La promessa di una nuova vita, per ES si trasforma rapidamente in commedia dell'assurdo. Per quanto viaggi, da Parigi a New York, ci sarà sempre qualcosa che gli ricordi la terra natale.
Con la direzione della fotografia di Sofian El Fani, le scenografie di Caroline Adler e i costumi di Alexia Crisp-Jones, Il paradiso probabilmente è un racconto burlesco che, esplorando concetti come identità, nazionalità e appartenenza, pone una domanda fondamentale: Dove ci si può sentire a casa?. A spiegare meglio le intenzioni del progetto sono le parole dello stesso regista, in occasione della partecipazione in concorso al Festival di Cannes 2019: "Nei miei film precedenti, la Palestina viene rappresentata come un microcosmo del mondo. In Il paradiso probabilmente, accade il contrario: cerco di presentare il mondo come un microcosmo della Palestina. Il paradiso probabilmente mostra situazioni ordinarie della vita quotidiana delle persone che in tutto il mondo vivono in un clima di tensioni geopolitiche. La violenza che si manifesta in un punto del globo è uguale a quella che si osserva altrove. Le immagini e i suoni che veicolano tale violenza o tensione permeano tutti i centri del mondo e non più, come avveniva in passato, solo alcuni angoli remoti del pianeta. I check-point si trovano negli aeroporti e nei centri commerciali di tutte le latitudini. Le sirene della polizia e gli allarmi di sicurezza non sono più a intermittenza ma costanti".
"Piuttosto che concentrarsi su visioni di insieme di cui i media continuano a riempirci, fare generalizzazioni, nascondere qualcosa o falsificare la realtà, Il paradiso probabilmente - ha proseguito Suleiman - si sofferma su momenti banali e insoliti, che di solito restano fuori dagli schermi. Proprio per tale ragione, si rivela intimo, tenero e toccante. Le storie umane e personali, con cui ci si può identificate, pongono domande e suscitano speranze. Come nei miei precedenti lavori, ci sono pochi dialoghi. Ciò che viene detto è piuttosto dell'ordine di un monologo volto a infondere ritmo e musicalità. La trama si intreccia con un montaggio subliminale, fatto di scene che si articolano intorno a movimenti coreografici, il grottesco vira verso l'universo dell'assurdo e le immagini si aprono alla poesia del silenzio, che è il cuore del linguaggio cinematografico".
Il cast
A dirigere e interpretare Il paradiso probabilmente è Elia Suleiman, regista e sceneggiatore palestinese con cittadinanza israeliana. Nato a Nazareth il 28 luglio 1960, ha proseguito i suoi studi negli Stati Uniti (vivendo a New York dal 1981 al 1993) prima di tornare in patria e cimentarsi con la regia di due… Vedi tutto
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- Premio FIPRESCI (concorso) al Festival di Cannes 2019
Commenti (4) vedi tutti
Che dire. La cosa più complessa del film è sicuramente stata quella di girare a Parigi senza nessun avventore o quasi. RIcorda parecchio Monsieur Hulot... e devo dire che non so quale sia peggio. 3
commento di BradyPensavo decisamente meglio, l'idea era buona, ma il risultato, no.
leggi la recensione completa di tobanisCapisco tutto ma qua andiamo troppo sul "mi inquadro per tutto il Film" ... !!! voto.0. (troppo statico).
commento di chribio1Suleiman ci sta simpatico. questo non vuol dire che tutte le ciambelle (film) riescano col buco. il meccanismo utilizzato comincia a dare segni di stanchezza (che in questo caso confina con la pedanteria), e non si può non notare la totale autoindulgenza nelle troppe inquadrature del proprio viso intento a far mossette. dai Elia, non sei Tati...
commento di giovenosta