Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
Desplechin porta lo spettatore nel quotidiano di un commissariato di polizia dove accade che tutti accusino tutti, senza distinzioni tra bianche alcolizzate e magrebini di terza generazione. È un film che, dalla rapsodia della prima ora, converge verso il focus narrativo del delitto, in un crescendo di tensione e di interpretazioni da applausi.
Roubaix, Francia settentrionale, a un passo da Belgio. Una città con un fiorente passato industriale e un presente di miseria, una città nella quale quasi la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e di espedienti. È lì che è nato il regista (tra i suoi film più noti al pubblico italiano ci sono Racconto di Natale, I miei giorni più belli, I fantasmi d'Ismael) ed è lì che, nella notte di Natale, è ambientata l’azione. Daoud (Zem), capo della polizia locale, se la deve vedere con truffatori, rapinatori, spacciatori, ladruncoli e umanità varia. Ma il fatto che scuote la cittadina è il delitto di una anziana signora trovata strangolata. Due ragazze vicine di casa (Seydoux e Forestier) passano dal ruolo di accusatrici a quelle di accusate. Mentre tutti perdono la calma, Daoud è l’unico capace di conservarla tenacemente, di ascoltare anche l’ultimo dei reietti, di trattare con umanità gli assassini.
Arnaud Desplechin porta lo spettatore nel quotidiano di un commissariato di polizia dove accade che tutti accusino tutti, senza distinzioni tra bianche alcolizzate e magrebini di terza generazione. È un film che, dalla rapsodia della prima ora, converge verso il focus narrativo del delitto, in un crescendo di tensione e di interpretazioni da applausi, a cominciare da quella di Léa Seydoux, senza dubbio una delle migliori attrici della sua generazione.
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