Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2019 - CONCORSO Roubaix, città industriale del nord della Francia, al confine col Belgio, zona calda per reati legati principalmente all'immigrazione e alle problematiche dell'integrazione, il commissariato di polizia non conosce soste nemmeno nella sera di Natale. Il suo zelante responsabile, Daoud, uomo pacato e riflessivo, ma tenace, solo negli affetti familiari (anche se si schernisce bonariamente con un laconico "tutti noi abbiamo una famiglia") e votato al suo lavoro come ad una missione, si divide tra un caso e l'altro utilizzando esperienza mediata con astuzia e capacità di persuasione, qualità in cui eccelle.
Lo vediamo mentre smaschera un finto incendio colposo di un auto, che cela maldestramente in realtà un tentativo di frode assicurativa, e altri casi di abituale competenza e ordinario disordine civile. Fino a che ci scappa il morto, e allora il gioco si fa serio, costringendo l'uomo ed il suo giovane aiuto appena diplomato, efficiente ma inesperto, a tirare le somme riguardo all'omicidio di una vecchia signora, trovata strangolata in casa sua. Indiziate in modo sempre più compromettente, figurano due ragazze conviventi dal comportamento sempre più ambiguo, che nasconde un intrigo che lentamente verrà portato alla luce in tutta la sua controversa dinamica.
Che un regista sofisticato e sensibile come Desplechin si sia dato al polar, avrebbe potuto risultare un aspetto insolito ma stimolante e curioso. Il risultato tuttavia non riesce a creare nulla di buono o interessante, eccetto la figura saggia e conciliante del poliziotto capo Daoud, a cui presta volto, corpo e complete sfaccettature caratteriali, l'ottimo ed ispirato attore Roschdy Zem. Tutto il resto è, ahimè, fuffa e piattezza, incongrue ed inconciliabili per un giallo anche a sfondo antropologico come ambisce questa produzione, a partire dalla dinamica con cui è trattata la scoperta del cadavere (ovvero, quasi completamente trascurata), fino alle caratteristiche dei personaggi delle due indiziate, a cui prestano il volto le due solitamente brave Léa Seidoux e Sara Forestier, qui impacciate dalla fiacca approssimazione dei rispettivi personaggi.
Apprezziamo il tentativo insolito e persino coraggioso del cineasta, ma consiglieremmo a Desplechin di tornare sui propri assai collaudati e brillanti passi precedenti; questo film, tra l'altro, non fosse che per la fama dell'autore, è davvero un mistero per come possa essere finito in Concorso.... o forse no.
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