Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
I Dardenne, con uno stile asciutto e conciso, ma ficcante nel suo rigorismo, riescono a terrorizzarci mostrando l'angosciante inarrestabilità della discesa di un ragazzino nella radicalizzazione islamista. Afrontando un tema di devastante attualità senza alcun buonismo né manierismo, ed evitando pure il sociologismo spicciolo.
72 Festival di Cannes 2019
In concorso
Teso, angosciante, terrificante, Le Jeune Ahmed dei fratelli Dardenne segue il percorso di radicalizzazione islamista di un ragazzino belga di origine araba, che a partire dalla frequentazione con un imam radicale del quartiere inizia a progettare il suo personale jihad contro la realtà circostante. Se i rapporti familiari, soprattutto quelli con la madre single, ne soffrono, è soprattutto un'insegnante, rea ai suoi occhi di insegnare l'arabo ed il Corano, pur avendo un compagno ebreo, a diventare l’oggetto delle manie purificatrici dell'adolescente, che giunge a maturare la decisione di ucciderla.
Young Ahmed (2019): Idir Ben Addi
I Dardenne, con uno stile asciutto e conciso, ma ficcante nel suo rigorismo, riescono a terrorizzarci mostrando la meticolosa dedizione con cui il preadolescente prepara il suo piano criminale, e come continui a covare progetti omicidi anche durante la detenzione in una struttura di recupero in cui viene inviato dopo il maldestro fallito tentativo.
Il giovane protagonista Idir Ben Addi, con la sua aria infantile ed i suoi occhiali da Harry Potter, rende ancora più terrificante l'inarrestabile caparbietà con cui Ahmed persegue il suo progetto criminale, vissuto come unica opzione morale possibile, sordo ad ogni tentativo degli adulti di farlo riflettere criticamente su quanto commesso e persino alle pulsioni tipiche della sua età.
Affrontando un tema di dolorosissima e devastante attualità senza alcun buonismo né manierismo, e rimandando ogni senso di empatia col protagonista ad un epilogo fulminante, da alcuni criticato, che ancora una volontà spiazza ed angoscia, i fratelli Dardenne, senza cadere nel sociologismo spicciolo per cercare di "spiegare le ragioni" della razionalizzazione, riescono a costruire una magistrale tensione narrativa che colpisce lo spettatore come un pugno ben assestato in pieno volto.
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