Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
Meno di un'ora e mezza per raccontare la storia dolorosissima di un adolescente le cui difficoltà, abbastanza comuni a quell'età, vengono usate da un adulto irresponsabile per scopi terroristici.
Diventare uomo è probabilmente difficile per il tredicenne Ahmed (Idir Ben Addi), cresciuto senza padre e senza modelli maschili di riferimento, in una famiglia di immigrazione marocchina ormai alla terza generazione, ben integrata nella realtà sociale della città belga in cui risiede.
L'adolescenza è un delicato passaggio, particolarmente per lui, inquieto e alla ricerca ossessiva di risposte rassicuranti sulla propria identità e sul senso della vita, che né la dedizione senza riserve dell’affettuosissima madre (Claire Bodson), né le attenzioni della ventenne sorella, e neppure la solidarietà del fratellino, che sogna di diventare calciatore, riescono a placare.
Il suo riferimento più forte è il cugino, eroe-martire, ovvero il terrorista che ha sfidato la morte auto-immolandosi per la causa jhadista.
L’Imam Youssof (Othmane Moumen) il maestro della scuola islamica che frequenta, coccolandolo e ascoltandolo, ne rintuzza le insicurezze e suggella, servendosi del fascino poetico della rivelazione coranica, precetti e norme di comportamento, fondandoli sull‘inappellabile principio di autorità della fonte di ispirazione divina.
Sul fragile Ahmed le conseguenze non si faranno attendere: non solo le donne di famiglia, ma anche la psicologa, le insegnanti, e persino la ragazzina che lo corteggia con insistenza sarebbero diventate, ai suoi occhi, temibili emanazioni delle tentazioni di Satana; evidente manifestazione del male, da respingere, ridurre all’obbedienza e da umiliare; in qualche caso da uccidere…
Vi son de’ momenti in cui l’animo, particolarmente de’ giovani, è disposto in maniera che ogni poco d’istanza basta a ottenerne ogni cosa che abbia un’apparenza di bene e di sacrifizio: come un fiore appena sbocciato, s’abbandona mollemente sul suo fragile stelo, pronto a concedere le sue fragranze alla prim’aria che gli aliti punto d’intorno.
Questi momenti, che si dovrebbero dagli altri ammirare con timido rispetto, son quelli appunto che l’astuzia interessata spia attentamente, e coglie di volo, per legare una volontà che non si guarda.*
Sempre attenti alla descrizione della realtà, incarnata nei personaggi che vivono contraddittoriamente e spesso in solitudine i drammi dei nostri giorni, i Fratelli Dardenne, questa volta si affidano al racconto di un fatto di strettissima attualità, descrivendo con asciutta evidenza la deriva molto pericolosa, che potrebbe diventare tragedia, di un adolescente indottrinato e fanatizzato da un fondamentalista religioso a dir poco irresponsabile.
I due registi, tuttavia, evitano gli accenti mélo di un finale che potrebbe aprirsi alla speranza e al perdono, lasciando agli spettatori immaginare i possibili sviluppi della vicenda.
Gli attori, per lo più non professionisti, rendono, con accenti di verità, del tutto plausibile una storia che diventa a poco a poco un noir molto teso soprattutto nell’ultima parte.
Premiato a Cannes, quest’anno, con la Palma per la miglior regia, questo è un piccolo film da vedere.
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*(Manzoni, Promessi Sposi, X Incipit, 1840)
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