Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Strappato alla morte, un ex ufficiale racconta al suo salvatore il tormentato triangolo sentimentale che lo lega al suo frivolo migliore amico e ad una fatua nobildonna che ama uno dei due. Strutturato in due tempi speculari articolati similmente (cornice “contemporanea” e flashback), l’esordio del già abilissimo Renato Castellani s’ispira molto vagamente ad una novella di Puskin, inserendosi nella stagione calligrafica del periodo (più di un’assonanza con l’apice del genere, Piccolo mondo antico di Soldati, presente anche in sede di sceneggiatura) ed aprendo così uno stranissimo filone comprendente adattamenti italiani di narrativa russa (Il cappotto di Lattuada da Gogol, Il matrimonio di Petrucci da Cechov).
Forse fin troppo denso, finanche prolisso e non sempre avvincente, è un interessante prodotto di intrattenimento d’alta scuola in cui collimano grandi passioni (un’amicizia quasi inconsapevolmente omoerotica; un amore probabilmente banale tuttavia impossibile) e figure fondamentali della tradizione romantica (il duello, qui definito con un’inquietante soluzione che è un po’ il vero senso del film; l’attesa della vendetta, del riscatto, della morte). Punto di forza: la confezione coerente, raffinata, puntuale (è il primo impegno ufficiale della grandissima costumista Maria De Matteis). Punto debole: un cast senza afflati, con Fosco Giachetti senza ironia, Assia Noris imbambolata e Antonio Centa leziosissimo. Trionfo assoluto del birignao (e Tina Lattanzi doppia la zia impicciona).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta