Regia di Renato Castellani vedi scheda film
E' un film ben diretto e ben recitato, e anche la sua curatezza formale (costumi e ambientazione) non è ostentata e giova con discrezione al risultato finale. Credo proprio che le accuse di calligrafismo alle quali la pellicola andò soggetta siano pretestuose, oltre che infondate: evidentemente si volle attaccare un'opera che dava fastidio per altri motivi, sicuramente involontari, i quali non si ebbe il coraggio di nominare (i russi buoni, forse? Eravamo nel 1942...).
Il terzetto di attori protagonisti recita bene, senza enfasi teatrale, e con aderenza ai personaggi. Lei (Assia Noris al massimo della celebrità) è la quintessenza della civetteria e finisce per dare un interessante ritratto di psicologia femminile. E' civetta certo per vanità, ma anche perché si illude che in tal modo riuscirà a conquistare l'uomo che ama, senza accorgersi che così va nella direzione opposta. Ella incarna anche un altro tipico comportamento femminile, che allo stesso modo ottiene regolarmente l'effetto opposto a quello sperato. Calcola cioè di conquistare l'amato facendolo ingelosire con un altro che non ama. L'uomo, contrariamente alle sue attese, è infastidito dalla civetteria e dalla corte che lei fa al suo rivale, e se ne va sdegnato e addolorato. Quello di lei è un gioco pericolosissimo, specie se una ragazzina invidiosa e maligna si mette in mezzo. Infatti, la trama del film tiene abbastanza col fiato sospeso, anche per la presenza di un duello dilazionato negli anni, e fino alle ultime scene non si sa come si concluderà la vicenda. E' un nobile esempio di cinema italiano da riscoprire.
Da segnalare anche l'esibizione della russa Assia Noris in alcune belle canzoni tradizionali del suo paese. Cantava proprio benino.
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