Regia di Marco Bonfanti vedi scheda film
Un film solo in apparenza leggero, ma in realtà molto denso e profondo. Bonfanti ci invita a scavare dietro la superficie apparentemente naif e ingenua (da fiaba) che ha creato e cercare nelle piccole cose, nei piccoli gesti, nei simboli e nelle metafore di cui è disseminato tutto il film (credetemi, io ne ho contate parecchie) i suoi significati profondi. Non è una visione facile, bisogna stare molto concentrati e vivere con intensità la vicenda, anche solo per le ellissi molto originali della narrazione: solo in questo modo tutto sarà ripagato. Mi sono piaciute moltissimo le tre fasi della vita del protagonista: la prima, l'infanzia, vissuta con un filtro magico; la seconda, un'adolescenza forzatamente tardiva, molto triste, che ripercorre il periodo televisivo di berlusconiana memoria (quando questi argomenti erano d'attualità); la terza più realistica, romantica, ma anche disillusa. Tre fasi della vita in cui è facile riconoscersi ad una certa età.
Un film che ci racconta molte cose: la difficoltà di essere ingenui oggi, la verità che non ha importanza (meglio i supereroi, come descrive benissimo la scena con l'editore), la manipolazione dell'essere umano, le zavorre che ci tengono a terra e ci impediscono di volare (ma non con l'immaginazione), il pony rosa con distorsione della realtà, i mali della società contemporanea. Commovente.
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