Trama
In una notte tempestosa, nell'ospedale di un piccolo paese, viene alla luce Oscar, un bambino dotato di un inconcepibile potere: il piccolo resiste alla forza di gravità. Fluttua in aria, si libra nella stanza più leggero di un palloncino, di fronte allo sguardo incredulo della madre. La mamma e la nonna fuggono con il neonato e decidono di tenerlo nascosto agli occhi del mondo per molti anni. Sarà al sicuro fino a quando il mondo non si accorgerà dell'Uomo senza gravità…
Approfondimento
L'UOMO SENZA GRAVITÀ: UN INDIVIDUO MERAVIGLIOSAMENTE DIVERSO
Diretto da Marco Bonfanti e sceneggiato dallo stesso con Giulio Carrieri, L'uomo senza gravità racconta la storia di Oscar che, venuto alla luce in una notte tempestosa nell'ospedale di un piccolo paese, mostra da subito come in lui vi sia qualcosa di straordinario: non obbedisce alla legge di gravità. Fluttua in aria e si libra nella stanza più leggero di un palloncino, di fronte allo sguardo incredulo della madre e della nonna. Le due donne fuggono con il neonato e decidono di tenerlo nascosto agli occhi del mondo per molti, molti anni. Solo la piccola Agata conosce il suo segreto. Fino al giorno in cui Oscar decide che tutto il mondo deve conoscere chi è davvero l'uomo senza gravità.
Con la direzione della fotografia di Michele D'Attanasio, le scenografie di Tonino Zera, i costumi di Fiorenza Cipollone e le musiche di Danilo Caposeno, L'uomo senza gravità è stato così presentato dal regista in occasione della partecipazione come titolo di preapertura al Festival di Roma 2019: "L'idea di questo film nasce da un'immagine: un bambino che esce pulito dal grembo materno, galleggiando nell'aria attaccato al cordone ombelicale come un palloncino al polso di un bimbo. Da questa suggestione visiva, si è poi dipanata questa vicenda in equilibrio tra la fiaba e la realtà, tra il sogno e la concretezza. L'uomo senza gravità è la storia di una meravigliosa diversità, in un mondo dove qualsiasi diversità sembra essere percepita come un grande problema. La storia di Oscar, un uomo affetto da "leggerezza", si propone di raccontare la difficoltà di essere puri, ingenui e leggeri (in tutti i sensi) in un mondo opaco votato alla pesantezza, alla sopraffazione, alla violenza mai esibita eppure costante e sotterranea. Il protagonista del film, inserito in un ambiente profondamente italiano, attraversa quarant'anni di vita scontrandosi con molti dei gruppi sociali universalmente conosciuti: la famiglia e il paese; la città e il mondo mediatico, delle apparenze; quello degli ultimi e quello del rapporto di coppia. E in ciascuno di essi, gli verrà impedito in ogni modo di far emergere la propria grandiosa leggerezza".
"La leggerezza - ha proseguito Bonfanti - è dunque per noi la chiave di lettura di questo film. Il nostro lavoro è stato soprattutto quello di sottrarre peso al linguaggio registico e alla struttura narrativa. Una leggerezza vista come reazione al peso del reale, come risorsa, una forma di intelligenza alta capace di modificare la realtà senza estraniarsi dal mondo, ma anzi in grado di sganciarsi dalle opinioni precostituite. Una leggerezza concreta, in opposizione a una pesantezza che vuole dirsi profonda, ma è spesso solo superficiale. In questo senso, gli effetti speciali non puntano ad essere meramente spettacolari, ma cercano di integrarsi nel racconto in maniera lieve, naturale e concettuale. Così come lo zaino rosa (il secondo vero protagonista del film), rappresentativo dell'istituzione scolastica e dunque delle costrizioni sociali, si propone di essere un simbolo lungo tutto l'asse narrativo della vicenda. In questa ricerca sul linguaggio, un apporto decisivo ci è stato dato dagli interpreti. A cominciare da Michela Cescon, che con una perfezione di gesti e di sguardi, riesce a tenere legato tutto il racconto. Elena Cotta, capace di alleggerire un personaggio altrimenti troppo duro. Silvia D'Amico, che ha saputo incarnare quella bambina di cui ci si innamora da piccoli. Vincent Scarito, che è riuscito a raccogliere dentro di sé "il gatto e la volpe" mescolandoli a una malinconia molto sensibile. E soprattutto Elio Germano, il protagonista del film, che qui fa qualcosa di incredibile: rende reale, vero e umano il protagonista di una fiaba archetipica".
Ha poi concluso: "Il film prende le mosse dagli anni '80, per concludersi in un ipotetico futuro. Tre momenti storici, più un prologo e un epilogo. In ciascuno di essi abbiamo deciso di applicare una sorta di filtro della memoria, impostando il lavoro filmico in maniera differente. Per ogni segmento storico abbiamo perciò studiato un approccio fotografico e sonoro diverso, in modo da richiamare alla mente i ricordi rispettivamente dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta in chiave sia emotiva che strettamente storica. Una vicenda che comincia dal particolare, la provincia italiana, per poi aprirsi al mondo, in equilibrio tra la fiaba e la realtà. Nonostante Oscar abbia un potere speciale, L'uomo senza gravità non vuole però essere un film sul supereroismo così come inteso oggi, ma la storia di un uomo semplice e puro che vuole essere accettato dal mondo. La storia di un essere umano dall'infanzia negata che, al termine di un lungo percorso alla ricerca del sé e dell'amore, comprenderà come, il tornare bambini, sia l'unico modo per vivere una vita davvero "senza gravità". Da vero supereroe".
Curiosità
Per L'uomo senza gravità sono state utilizzate alcune delle tecnologie di Gravity - qui in chiave poetica più che spettacolare - per rendere realistica l'assenza di gravità e far "volare" Oscar. Il film si è avvalso infatti dei migliori professionisti italiani e internazionali: la EDI Effetti Digitali Italiani ha supervisionato tutto il percorso degli effetti del film, con la belga DIGITAL DISTRICT e NetFX, la società di effetti visivi Netflix a Los Angeles. Tutti gli interni sono stati ricostruiti negli Studi di Cinecittà. Le riprese esterne si sono svolte tra Alto Adige, Roma, Milano, Calvenzano (Bg) e il Belgio.
Il cast
A dirigere L'uomo senza gravità è Marco Bonfanti, regista e sceneggiatore italiano. Nato a Milano il 9 agosto 1980, dopo aver realizzato due pluripremiati cortometraggi, Le parole di Stockhausen nel 2008 e Ordalìa (dentro di me) nel 2009, il 1° ottobre 2011 ha portato un gregge di oltre settecento pecore in… Vedi tutto
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Commenti (9) vedi tutti
I primi 30 minuti sembrano di un film amatoriale (i bambini recitano in maniera veramente pessima). Poi con Elio prende un pochino quota, ma i personaggi non sono ben caratterizzati e la storia non approfondita..
commento di Aiace68Il film inizia ottimimamente, ha un bel finale ma si lascia andare in una fase centrale non all'altezza che rovina in parte il giudizio.
leggi la recensione completa di silviodifedeBello. Mi è piaciuto molto
commento di pizonisPiù che nobili le intenzioni del regista e della messa in scena della leggerezza... Una leggerezza che piano piano si sfilaccia. Peccato, perché secondo me poteva essere davvero un grande film. Voto 5,5
commento di logosUn film strano, sicuramente coraggioso. Non so dire se sia bello o brutto, però almeno è diverso. Guardatelo.
commento di TankerBelle intenzioni. .. ma 22 dieci su 56 voti...quasi come quarto potere!...
commento di marco biMolto originale e delicato. Consiglio a tutti, anche ai più piccoli.
commento di BufalaBillBel film. Poetico, delicato, tenero, pieno di interrogativi sulla vita.
commento di MagottCoraggioso, originale e ricercato. Ben accompagnato dal suono e dalla fotografia, imperfetto ma piacevole ed originale. Consigliato.
commento di albicla