Regia di Chris Buck, Jennifer Lee vedi scheda film
Il ritorno di Elsa e Anna era preventivata, praticamente obbligatoria, fin dall’inizio e dal successo della precedente pellicola, dopotutto il primo Frozen si è rivelato (probabilmente anche a sorpresa e ben oltre i più maggiori auspici) il maggior incasso della storia del cinema d'animazione (e vincitore anche di due premi Oscar) grazie una storia che, molto liberamente ispirata alla fiaba La regina delle nevi di Hans Christian Andersen, è diventato il caposaldo di una nuova generazione di giovanissimi trasformandosi quasi istantaneamente nel nuovo “fiore all’occhiello” della Walt Disney Animation Studios, con un successo di pubblico che sembra ancora non subire alcuna flessione, almeno a leggere i primi dati di pubblico di questa nuova pellicola.
Tutto bene (anzi benissimo) quindi? Non esattamente.
Premetto subito una cosa: il primo Frozen a me non era particolarmente piaciuto.
Forse per la mia particolare idiosincrasia per il Musical (probabilmente) e di diniego verso un’eccessiva forma di sentimentalismo e perbenismo incalzante (in misura minore), tutti aspetti purtroppo ripresi con forza ed entusiasmo in questo secondo episodio.
Detto questo quello che ho avvertito in questa nuova pellicola, oltre ad una maggiore ambizione (tecnica ma non soltanto), è stata anche una certa ansia da prestazione che ha creato qualche incertezza, a partire dal rivelare l’origine della magia e delle sue motivazioni con cui si è perso parte del mistero in favore di un racconto invece più prevedibile e, se vogliamo, di stampo più classico seppur con un ritmo e un tono differente rispetto al primo capitolo, anche molto più drammatico e “attuale” per certi versi (vedi il ruolo centrale della natura, la riparazione dei torti ad essa inflitta dall’uomo e la sua accettazione erroneamente negata e, anzi, ostricizzata e inutilmente soggiogata per i propri interessi personali) ma rendendolo così anche più scontato, soprattutto perchè ripropone sempre e comunque temi e aspetti sentiti e risentiti, seppur in ambiti differenti (Greta Forever!).
Ci sono dei momenti in cui la pellicola effettivamente sembra prendere la strada giusta ma ogni slancio narrativo dà l’impressione di essere stato volutamente smorzato, di non volersi spingere troppo in là, forse per paura di superare certi confini che difficilmente sarebbero stati accettati da un pubblico forse troppo generalista, con il rischio quindi di perdere parte delle attenzioni del suo pubblico e preferendo, quindi, rimanere invece nella propria “comfort zone”.
Un altro aspetto per me negativo del primo capitolo e riproposto anche in questa occasione è il doppiaggio, non tanto riguardo alla sua qualità in generale ma soprattutto per le canzoni scritte e cantate completamente in italiano, che nei loro limiti linguistici e di forma cedono inevitabilmente il passo a quelle originali, non solo per questioni di voci ma proprio di adattamento dei brani musicali che perdono di quella spontaneità ed eleganza presente invece nella versione originale.
Tutt’altro tenore invece l’animazione e l’aspetto tecnico di questa nuova pellicola Disney, un vero spettacolo per gli occhi che si esalta soprattutto nella gestione degli elementi naturali, sempre particolarmente ostici da riprodurre in digitale, ma che certificano i continui progressi in questo campo della compagnia americana, iniziata da anni e già sbalorditivi in Oceania, riguardo ad esempio all’acqua, e in questa occasione ulteriormente migliorata e ormai praticamente perfetta.
VOTO: 5,5
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