Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Quarto lungometraggio per Ferrario, esclusi i lavori documentari. Figli di Annibale si presenta come un'imitazione - nemmeno malriuscita, a dirla tutta - del Salvatores affascinato cantore dal viaggio: i due protagonisti sono Silvio Orlando e Diego Abatantuono, l'idea centrale della vicenda è quella di una fuga fisica, concreta, improntata sui ritmi e sulle necessità di una fuga da sè stessi e dai propri problemi. Purtroppo però la sceneggiatura firmata dal regista, da Abatantuono e da Sergio Rubini non ha la solidità di un Marrakech express o di un Mediterraneo, trovando la sua vena migliore nelle caratterizzazioni partecipi degli interpreti, ma arenandosi qua e là quando la vivacità della storia si placa. Fra gli altri attori anche Flavio Insinna, Valentina Cervi ed Ugo Conti, inseparabile compagno di avventure cinematografiche di Abatantuono; colonna sonora con alta frequenza di brani degli Almamegretta, a rafforzare lo stereotipo che accomuna reggae e 'viaggio' (inteso in almeno un paio di accezioni). Titoli di coda intervallati dagli errori più divertenti verificatisi sul set, testimonianza del clima cameratesco vissuto dal cast. 5/10.
Un pavido disoccupato raccoglie le forze e rapina una banca; qualcosa non va ed è costretto a fuggire con un ostaggio. Questi è un imprenditore in bancarotta ben felice di essere rapito, sebbene molto presto sarà proprio l'ostaggio a dirigere gli spostamenti dei due.
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