Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Domenico, un disoccupato di origini meridionali da molti anni trasferitosi a Torino, rapina una banca a Como e fugge dopo aver preso in ostaggio Tommaso, un cliente dell'istituto, con l'idea di farsene scudo finchè gli fosse riuscito di raggiungere la Svizzera. Tommaso, imprenditore in gravi difficoltà economiche e familiari, decide di sfruttare la circostanza per far perdere le proprie tracce. Prende rapidamente il controllo della situazione e convince Domenico a recarsi con lui in Egitto, previa lunga sosta in Puglia, ove farà approdo il natante che li trasporterà clandestinamente in Africa. L'occasione consente ai due protagonisti di fare i conti con il loro passato e chiarire il rapporto alcune persone legate ad esso. "Figli Di Annibale", sceneggiato da Diego Abatantuono e Davide Ferrario, e diretto da quest'ultimo, è una commedia strutturata secondo gli schemi delle storie "on the road". La prima parte descrive i protagonisti e le circostanze del loro incontro; la seconda racconta i vari momenti del viaggio; l'ultima è dedicata ad un maliconico ma, tutto sommato, soddisfacente epilogo. Il viaggio, in questa storia, non è solo spostamento fisico, prima in Italia, poi tra una località e l'altra della Puglia; è metafora di introspezione, confronto, crescita. Durante la permanenza nella regione del Sud, Tommaso tenta di riallacciare il rapporto con Orfeo, poliziotto con il quale l'imprenditore aveva una relazione sentimentale, e trasferito in zona da poco. Orfeo copre la latitanza ed ha piacere nel rivedere Tommaso, tuttavia la storia non ha futuro. Entrambe hanno moglie e figli; il poliziotto, a malincuore, sceglie di rimanere legato al ruolo nella società e nella famiglia. Tommaso non ha rimpianti nell'abbandonare la coniuge, con la quale evidentemente non condivide alcunchè, se non la figlia, Rita, la quale raggiunge il genitore in Puglia ed apre con lo stesso un confronto chiarificatore che fa bene sia all'uno, sia all'altro. Dal suo canto, Domenico riprende i rapporti con quanto rimane della sua famiglia, la sorella Giulia, cieca, residente in un istituto religioso, dai comportamenti aggressivi, con la quale non aveva dialogo da anni, benchè occasionalmente le inviasse denaro. Tommaso è interpretato da un Diego Abatantuono molto posato, calmo anche nei concitati momenti coincidenti con il sequestro; è chiaro sin da subito che assumerà il ruolo di leader della stranaa coppia di fuggitivi. Inizialmente Poco "nitido" nelle intenzioni e nel carattere, è un personaggio che impariamo a conoscere gradualmente. Più semplice nella definizione - ed anche stereotipato - è Domenico - Silvio Orlando - un operaio rimasto disoccupato e con poco da perdere, solitario, spinto dalla disperazione e dall'invidia sociale, nonostante non abbia l'indole del delinquente, a compiere una rapina. Spera, così, di risolvere i suoi problemi, ma rimarrà deluso. Nessuno, tra i protagonisti, pur raggiunto l'Egitto, può dirsi felice; il denaro finisce rapidamente, a causa dell'ennesimo investimento avventato di Tommaso - una pratica che lo aveva messo nei guai già in Italia - e la vita è quello che è. Dunque, i due esprimono il desiderio di tornare in patria. Se le condizioni economiche non sono delle migliori, hanno quanto meno, potuto mettere ordine nella loro vita affettiva e sentimentale. A tal fine ha aiutato la convivenza forzata nelle varie località visitate, di certo poco realistiche - esempio, una masseria isolata che pare ferma agli anni '50, quando presumibilmente morì il marito dell'anziana attuale occupante - ma molto evocative. Il "sud" che la sceneggiatura fa immaginare, più che mostrare, è un luogo in cui il tempo scorre a velocità diversa; i colori sono quelli del sole, del mare, delle vaste distese di campi; è un luogo ove si può rimanere soli con sè stessi e fare introspezione, o instaurare un dialogo con i compagni d'avventura. Trovare le energie per ripartire, scoprire la via per una, seppure imperfetta e traballante, serenità. Questa connotazione ambientale è l'elemento che di più ho apprezzato nel racconto. Ho trovato, invece, poco gradevoli alcuni espedienti scenici, quale, ad esempio, l'accelerare, in alcuni momenti, l'andamento del video, per dividere una sequenza da un'altra. Discreta è la colonna sonora, la quale comprende sonorità del gruppo Almamegretta e temi ispirati a brani di Clash, Talking Heads, CCCP. Di rilievo la presenza nel cast di Flavio Insinna nel ruolo di Orfeo. Degne di nota, infine, le sequenze girate nella località "fantasma" di Consonno, sfortunata creazione dell'imprenditore Mario Bagno. "Figli Di Annibale" è una commedia instimista; pur essendo presenti riferimenti ad un'attualità non felice - Domenico è vittima, con ogni probabilità, di una crisi occupazionale, avendo lavorato per "dieci anni alla verniciatura"; mentre i protagonisti fuggono in Egitto, incrociano una nave carica di disperati felici del loro prossimo arrivo in Italia - il regista si concentra sui sentimenti, sulle ferite interiori e non sanate che ognuno si porta dentro, sulla ricerca del benessere attraverso la condivisione e l'introspezione. Un'opera genuina, interessante, purtroppo resa "grezza" da alcune scelte di stile.
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