Regia di Jeremy Ungar vedi scheda film
Ogni estraneo è solo un amico che non hai mai incontrato prima.
Con un'app puoi prenotare una bella e comoda autovettura che ti scarrozza in giro per la città alla maniera di Uber. Il driver è persona gentile, elegante e accogliente, che fa rispettare le regole a bordo e ti offre una bottiglietta d'acqua o delle gomme (comprese nel servizio) e poi riceve una valutazione dal cliente.
Sembra la solita serata per James, di giorno attore mancato che – dopo aver rinunciato a sogni di gloria – si accontenta di particine nei commercials, e di sera arrotonda il salario lavorando con l'auto.
Ma il problema è: a chi dovrà dare il prossimo passaggio? E soprattutto andrà tutto liscio questa sera?
Auto e follia è un tema che affascina da sempre il cinema americano con storie che non facciamo fatica a ricordare, da Duel a The Hitcher, in cui si racconta di situazioni in cui un atteggiamento male interpretato o una scelta sbagliata segneranno per sempre la vita del protagonista.
In Ride c'è la volontà di seguire quel filone, ma prendendosela comoda. Ci vuole un'abbondante mezzoretta di film (quasi il 50% del totale) svolto in macchina, con inquadratura quasi fissa sul posto di guida, per arrivare al sodo e cioè che il povero James realizzi di essere strato manipolato dal mefistofelico cliente, e quindi cominci l'azione vera e propria.
Azione però che presenta non poche forzature e culmina in una sorta di spiegazione degli eventi abbastanza inopportuna fino al finale che lascerà più di una perplessità.
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