Regia di Lina Wong vedi scheda film
FEFF 21 - UDINE : FUORI CONCORSO L'importanza di saper accettare, nonostante i sacrifici ed il dolore che spesso ciò comporta, i cambiamenti che il corso della vita, inesorabile ed inflessibile, ci costringe ad affrontare, può costituire e di fatto costituisce spesso un trauma, ma pure un processo formativo e di maturazione più efficace che porta il giovane essere umano ad accedere all'età adulta.
A volte tutto ciò succede prematuramente, come nel caso dell'ancor bambino Isa che, dalle remote regioni cinesi dello Xinjiang, popolate da una isolata e particolare etnia degli Uighur, deve affrontare molteplici cambiamenti e scombussolamenti affettivi, oltre che oggettive difficoltà e responsabilità che lo vedranno coinvolto per la salvaguardia del proprio dissestato nucleo familiare. La madre del piccolo è divenuta sordomuta a causa di una meningite trascurata e, non proprio sempre lucida di testa, si trova spesso a perdersi per la campagna; il fratello di Isa deve partire per frequentare la scuola superiore, e pure i due fratellini amici del bimbo vengono mandati dai genitori lontano da casa per imparare il mandarino, senza conoscere il quale resteranno emarginati.
Non potendo contare su un affetto di un padre sempre distante per lavoro, e smarrita pure la capretta divenuta sua più cara compagna di solitudine, Isa non può fare a meno di responsabilizzarsi ed imparare sin troppo in fretta a diventare un adulto responsabile e cosciente. Forte della regia appassionata di Lina Wang, impegnata in un progetto inizialmente previsto in li guaggio documentaristico volto a raccontare le dinamiche di vita di un popolo misconosciuto che ha scelto di isolarsi in un territorio ancora più ignoto alla cultura e alla civiltà di massa, "A first farewall" è diventato un film narrativo in cui i non attori recitano ognuno se stesso nella dinamica di un'esperienza di vita che, agli occhi occidentali, appare come il frutto di una abile scrittura narrativa, anziché il frutto genuino di un diario di vita schietto, ma così insolito ed originale da apparire frutto di una ispirata verve narrativa.
Un gran film, delicato ed intenso, che parla di bambini, ma si rivolge a riflessioni complesse ed adulte che non possono che disporci verso un atteggiamento di ammirazione verso un modo di vita che rischia di scomparire, travolto da una cultura di massa che da una parte fornisce soluzioni di vita, ma dall'altra cancella tesori inestimabili di cultura e tradizioni arcaiche e preziose, tramandate fino a poco tempo fa di padre in figlio come un tesoro.
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